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chè non può vedersene la forma. E’ stata murata dai monaci, che ne hanno fatta aprire un’altra dalla parte opposta ove non era, per poter collocare l’altare verso quel punto del cielo1.

§. 15. Questa specie di porte non era propria dell’ordine dorico solamente, come potrebbe credersi leggendo Vitruvio2; ma pare che nella più remota antichità sovente loro si sia data quella forma: almeno è certo, che esse erano in uso presso gli Egiziani, e se ne hanno esempj nelle porte, che veggono nella Tavola Isiaca, e in molte pietre egiziane intagliate3. La solidità era la sola ragione, per cui si desse alle porte quella forma; imperciocchè il peso, e la mole dell’edifizio non gravita solamente sull’architrave della porta; ma anche sugli stipiti, che sono inclinati.

§. 16. Gli ornati del tempio di Girgenti, e di quei di Pesto sono, come lo erano generalmente quei de’ più antichi tempi, semplici, e massicci. Si ricercava dagli antichi piuttosto la grandiosità, nella quale consiste la vera magnificenza. Quindi è che i membri di quello tempio hanno una grande projezione, e molto più che al tempo di Vitruvio, o di quello che insegni quello architetto. Un gusto diametralmente opposio a quello degli antichi si osserva agli edifizj di Firenze, e di Napoli, alzati poco dopo il rinascimento dell’arte; perocchè essendosi in Italia sempre mantenuta più che altrove l’idea dell’Architettura antica, si formò di questa specie di reminiscenza, e di gusto di quel tempo una certa pratica mista. Si lasciarono appena vedere le cornici, e grondaje, perchè si cercò la bellezza nelle piccole cose. La sem-


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    figura anche Galiani nella sua edizione di Vitruvio lib. 3. cap. 3. in fine, pag. 125. senza l’albero; ma neppur si capisce bene la forma della porta.

  1. Vedi alla citata pag. 71. not. a.
  2. Vitruvio lib. 4. cap. 6. lo dice espressamente di tutte tre le specie di porte, delle quali dà le regole, cioè della dorica, jonica, ed attica.
  3. Vedi qui avanti pag. 66., ove il nostro Autore parla più diffusamente a questo proposito.