Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/130

112 O s s e r v a z i o n i

a dire, che i due canali si uniscono in angolo acuto; all’opposto delle scanalature joniche, e delle corintie, che hanno il pianetto.

§. 10. L’intavolato di quello tempio, come quello degli altri, è composto di tre parti: dell’architrave, che posa immediatamente sul capitello delle colonne, del fregio, e della cornice. Insegna Vitruvio1 che l’altezza delle parti dell’intavolato sia proporzionata all’altezza delle colonne; e qualche moderno architetto pretende, che l’architrave non non debba superare di molto la metà del fregio. Ciò non pertanto non si ha che l’una, e l’altra di quelle regole siano state note da una remota antichità; vedendosi al tempio di Girgenti, e a quelli di Pesto, l’intavolato grandioso, e magnifico oltre ciò che potea richiedere l’altezza delle colonne2. A colpo d’occhio l’architrave, e il fregio sembrano avere la stessa altezza; e che sia stato così veramente, come pare, porrà dedursi dalla misura dell’intavolato del tempio di Giove Olimpico. La cornice ha presso a poco tre quarti dell’altezza del fregio.

§. 11. La proporzione dei triglifi, e delle metope, o dell’intervallo quadrato fra quelli triglifi, è la stessa, che agli altri edifizj d’ordine dorico, a noi cogniti. Ma siccome in Roma non c’è alcun edifizio intiero di quell’ordine, non può vedersi se non se in quelli tempj la distribuzione degli antichi nella simmetria relativamente ai triglifi sulle colonne del!’ angolo, li quali non poggiano sul mezzo di esse, ma bensì più in fuori all’angolo del fregio, per non lasciar quest’angolo nudo3. I triglifi di quelli tempj non sono lavora-


ti


  1. lib. 3. cap. 3.
  2. Vedansi le Tavole in fine di questo Tomo.
  3. Il nostro Autore quando ha scritte queste cose non avrà forse ancora avuta notizia del tempio di Cora, di cui ha parlato qui avanti pag. 50. segg., ove i triglifi sono posti in questa maniera, come lo sono anche alla cassa sepolcrale di Scipione Barbato, di cui ho parlato allo stesso luogo pag. 46. not. b. Vedasene la figura qui appresso Tav. XIV.