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dai Romani Agrigento, e oggidì Girgenti. Si appoggia sull’autorità di Dodwello, il quale, contro ogni verosimiglianza, sostiene quelle lettere per autentiche. E’ credibile che l’autore non abbia letta l’ultima dissertazione, che su di esse ha scritta Bentley i n lingua inglese, rara assai nell’Italia; non potendo io pensare, che dopo ricerche sì dotte, vi resti che dire a quel proposito1.

§. 3. Non è mia intenzione di fare delle osservazioni critiche sulle Antichità della Sicilia; ma soltanto di mettere insieme qualche osservazione sull’Architettura dorica dei più antichi tempi, intorno allo stile della quale nè Vitruvio, nè quei, che sono venuti dopo di lui, ci hanno fatta parola. Coloro, che sin ad ora hanno voluto scrivere la storia della greca Architettura, sono stati costretti a saltare con Vitruvio dal tempo, in cui la necessità di premunirsi dalle intemperie dell’aria insegnò l’arte di fabbricare le capanne, ed inalzar le case2, a quello, in cui l’Architettura fu portata alla maggior perfezione. Cercherò pertanto di riempire il lasso di tempo, che è trascorso fra quelli due periodi dell’arte3; limitandomi peraltro a delle ricerche, per cui non faccia mestieri di Tavole in rame. Le mie circostanze non mi hanno ancora permesso di vedere le antichità di Girgenti; onde non istabilirò ciò, che io sono per dirne, se non che sulle osservazioni comunicatemi dal sig. Roberto Mylne scozzese, grande amatore dell’Architettura, il quale ha veduto, ed esaminato con molta diligenza gli avanzi degli antichi edifizj della Sicilia, e da poco tempo è ritornato alla sua patria.

$. 4. Le misure, delle quali mi servirò, sono prese sul piede d’Inghilterra, che il lettore potrà facilmente paragonare, e ridurre alle altre misure. Il piede inglese è più pic-


colo


  1. Egli Tom. iI. par. 1. cap. 1. p. 3. segg. protesta, che non le dà per vere, e cita la contesa fra Dodwello, e Bentley, e pag. 34. n. a. le impugna.
  2. Vedi la lettera qui appresso §. 27. segg.
  3. Vedi qui appresso al §. 30.