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sull’Architettura degli Antichi. 103

in proporzione di quelle usate dai moderni; e per le altre dorature erano come ventidue a uno, secondo che osservò il Buonarruoti1.

§. 23. Si era già potuto formare un’idea delle decorazioni delle camere su di ciò, che si era veduto nei sepolcri, l’interno de’ quali2 si è trovato somigliante all’interno delle case d’Ercolano, di Resina, di Stabbia, e di Pompeja3. L’ornato ordinario delle camere vi consiste in un colore delle mura, e in piccoli quadretti, che vi sono dipinti, rappresentanti paesi, figure d’uomini, di animali, di frutti, e grotteschi, il qual genere di pitture presso gli antichi tenea luogo di tapezzerie4. I pittori di quella sorta chiamavansi ῥωπογράφοι pittori di piccole cose5.

§. 24. Sotto le volte delle camere, altre delle quali aveano il soffitto di legname, girava intorno una cornicetta di stucco, dello sporto di due, o tre dita; e secondo la qualità degli edifizj era o liscia, o ornata di fogliami. Questa


cor-


  1. Osservaz. istor. sopra alcuni medagl. Tav. 30. pag. 370. 371. [Vedi Tom. iI. pag. 17., ove notammo, che si usavano le foglie così grosse perchè durasse più il lavoro, e fosse più bello; non già perchè non le sapessero ridurre a una maggior sottigliezza, come pretende Nardini Roma ant. l. 5. cap. 15. pag. Z70.
  2. Vedi Tom. I. pag. 192. Nella camera sepolcrale di L. Arunzio, e liberti, alla volta in ispecie, vi sono ornamenti di stucco, con figure nei riquadri, rabeschi, grotteschi, ed altre cose lavorate con tutta squisittezza, ed eleganza su di un fondo dipinto a varj colori di pietra. Vedine la figura presso Piranesi Le antich. romane, Tom. iI. Tav. 12.
  3. Una buona parte di quelle pitture sono state già pubblicare nei primi quattro grandiosi Tomi delle Pitture d’Ercolano, citate tante volte dal nostro Autore nella Storia dell’Arte, descrivendone, e illustrandone molti pezzi, come fa parimente nelle lettere, che daremo qui appresso.
  4. Confer Plutarch. in Alcib. pag. 199. F. oper. Tom. iI. [ Plutarco non parla di queste pitture; ma soltanto scrive, che meditando Alcibiade di fare una spedizione contro la Sicilia, e l’Africa, molti degli Ateniesi stando a sedere, forse per novellare, nelle palestre, e negli emicicli, disegnavano la figura della Sicilia, la posizione dell’Africa, e di Cartagine (senza dire se disegnavano in terra, ai muro, in tavola, o fu di altra cosa); come suol farsi anche da noi in occasione di spedizioni, ricorrendo almeno alle carte geografiche. Così Aristagora volendo persuadere Cleomene a fare una spedizione, gli presentò una carta colla descrizione della terra, come scrive Erodoto l. 5. cap. 49. pag. 394.; e Penelope nella lettera ad Ulisse, che è la prima fra le Eroidi di Ovidio vers. 31. segg. fa descrivere, e come dipingere da uno col vino sopra la tavola da mangiare i varj luoghi celebri di Troja rovinata, e ove si erano segnalati i capitani greci, che la presero. Ciò non avrebbe che fare niente col proposito, per cui Winkelmann adduce Plutarco, di cui ecco le parole: senes audiebant mira de ea expeditione memorantes, ut multi in palæstris, ac hemicyclis sedentes, figuram insulæ, situm Africæ, & Carthaginis depingerent.
  5. Salmas. Nota in Spartiate pag. 23. A.