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§. 20. Gli ornamenti dell’interno degli edifizj, che appartengono al secondo articolo di quello capo, dovrebbero essere l’oggetto principale delle nostre osservazioni, ricercandoli nei tempj, e nei palazzi, se il tempo tutti non gli avesse distrutti. Non parlerò dell’interno del Panteon, che è noto abbastanza per le varie stampe in rame, che ne sono siate fatte. Il vestibolo delle case, ossia quella parte, che entrando si vede la prima, a cui era stato dato il nome di ἐνώπια1, era decorato in un modo particolare: e perciò Omero lo chiama ἐνώπια παμφανόωντα2, la parte, che d’ogni intorno riluce.

§. 21. Que’ soffitti, i quali non aveano i ripartimento, o riquadri incavati, nominati avanti3, erano per lo più ornati di lavori di stucco, siccome vedesi ancora fra gli altri al soffitto d’un bagno a Baja, ove è rappresentata in maniera bellissima Venere Anadiomene, o che esce dal mare, con dei Tritoni, e Nereidi, ec.: e ben conservato ne è il lavoro, senza dubbio perchè è di poco rilievo; all’opposto di quello dei tempi più recenti, che per essere di maggior rilievo, generalmente ha molto più sofferto. Nelle volte della chiesa di s. Pietro in Vaticano un tal guasto è per dir così certo, avendo tre palmi di grossezza le rosette di stucco, che vi sono affisse.

$. 22. Si doravano anticamente, come oggidì, le figure, e i riquadri dei soffitti, e delle volte. L’indoratura d’una volta riempita nel palazzo degl’imperatori si è conservata, malgrado l’umidità del luogo, così fresca, come se fosse fatta adesso. Convien ripeterne la ragione dalla grossezza delle foglie d’oro degli antichi; imperciocchè per la doratura a fuoco le foglie usate da loro erano come uno a sei


in


  1. Casaub. Comment. in Theophr. Caratt. cap. 21. pag. 330.
  2. Iliad. lib. 8. vers. 435.
  3. Pare che se ne abbia un piccolo saggio nelle pitture d’Ercolano Tom. IV. Tav. 57. 58. 61.