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sull’Architettura degli Antichi. | 101 |
§. 16. La cornice era generalmente ornata di teste di leoni a certe distanze o per servire allo scolo delle acque, o per indicarne il luogo. Si è conservata all’intavolato la cornice con simili teste sulle tre colonne in Campo Vaccino, delle quali fu parlato avanti1.
§. 17. Alle rotonde aperture, che nei tempj, e in altri edifizj tenevan luogo di finestre, si scolpivano dei festoni a modo di fettucce, o di fiori2. Nel frontispizio del tempio di Giove Tonante in Campidoglio erano attaccati dei campanelli3.
§. 18. Le archivolte delle nicchie erano ornate con una specie di conchiglia. Il più antico monumento, a cui quest’ornamento siasi conservato, è un edifizio circolare in forma di teatro, che verosimilmente spettava al Foro di Trajano4: una tale conchiglia si trova parimente nelle nicchie di Palmira5, e al tempio di Roma, al quale falsamente si è dato il nome di tempio di Giano.
§. 19. Nel pronao, o portico del tempio il muro all’ingresso era sovente dipinto, come era quello del tempio di Pallade a Platea, sul quale era stato rappresentato Ulisse vincitore degli amanti di Penelope6; qualche edifizio era colorito di rosso7, altri di verde.
- ↑ Si è conservata anche nelle rovine di Palmira, presso Wood Ruin. de Palm. pl. 5. e 18.; e in parte al tempio detto della Fortuna Virile, ora s. Maria Egiziaca vicino al tevere, di cui vedesi la figura presso Desgoderz loc. cit. pag. 42.; al frontone del tempio di Cora, descritto avanti pag. 50., ove serve di ornamento, anzichè per uso; e intiera si vede la cornice con simili teste al portico della chiesa di s. Lorenzo fuor delle mura di Roma.
- ↑ Scaliger Conject. in Varron. De ling. lat lib. 6. pag. 109. 110.
- ↑ Suet. in Aug. cap. 91.
- ↑ Detto volgarmente i bagni di Paolo Emilio. Ne dà la figura Piranesi Le antich. rom. Tom. I. Tav. 29. fig. 1.
- ↑ Wood Ruin. de Palm pl. 4. 6. 9.
- ↑ Paus. lib. 9. cap. 4. pag. 718 lin. 18. [ Pausania parla di quadri di Polignoto, e di Onata; e non dice nè di quelli, nè di altri, come pretende Seigneux de Correvon Lettres sur la decouv. de l’anc. ville d’Hercul. ec. Tom. I. lettre 13. pag. 334. che fossero dipinti sul muro; siccome non lo erano quelli dello stesso Polignoto nominati nel Tom. iI. pag. 419. not. b., e quelli degli altri pittori nominati alla pag. 226. segg. L’uso degli antichi celebri pittori greci era di dipingere sulla tavola, come fu detto loc. cit pag. 80. not. a.; e molto tardi s’introdusse l’uso generale di dipingere le mura delle case, e dei tempj. Vedi Plinio lib. 35. cap. 10. sect. 37.
- ↑ id. lib. 1. cap. 28. pag. 69. lin. 13.
prefazione di questo Tomo se n’è dato un altro pezzo di lavoro volsco trovato ultimamente in Velletri, e conservato ivi nel museo Borgiano, di cui meglio si parlerà nell’indice dei rami dello stesso Tomo, n. 1.
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