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sull’Architettura degli Antichi. |
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e di Enomao1. Il frontispizio anteriore del tempio di Pallade in Atene2 era ornato di figure, che rappresentavano la nascita di questa dea; e su quello di dietro era rappresentata la contesa di lei con Nettuno. Sul frontispizio del Tesoro della città di Megara in Elide vedeasi il combattimento degli Dei colli Giganti; e nella sommità era posto uno scudo3. I più grandi artisti hanno cercato di distinguersi con questa sorte di lavori; tra i quali Prassitele4 rappresentò molte delle dodici forze d’Ercole sul frontispizio d’un tempio di questo dio a Tebe. Ciò non hanno inteso nè il traduttor latino di Pausania, nè il francese; avendo egli creduto che quella sorta di lavoro a basso-rilievo adornasse una cupola, che si sono ideata su quel tempio. Eppure Pausania dice chiaramente ἐν τοῖς ἀετοῖς sul frontispizio5. Sopra un tempio d’Atene, probabilmente consecrato a Castore, e a
- ↑ Paus. loc. cit. pag. 399. lin. 10. seqq.
- ↑ id. lib. 1. cap. 24.. pag. 57. lin. 28.
- ↑ id. lib. 6. cap. 19. pag. 500. lin. 23.
- ↑ id. lib. 9. cap. 11. pag. 732. in fine.
- ↑ Questa stessa critica la ripete il nostro Autore nella Storia, Tom. iI. pag. 190., dicendo, che que’ traduttori intendono ἀετός per una volta; ove io ho notato, che per laqueare intendono una soffitta piana, come era nei tempj quadrati per lo più. Certo si è, che quei traduttori mostrano di non aver inteso il vero significato architettonico di quella parola, traducendola ora in un modo, ora in un altro, e con circolocuzioni improprie; ma è vero altresì, che il nostro Autore nel volerli criticare è caduto anch’egli in due errori manifesti. Il primo di tradurre ἀετός per frontispizio semplicemente; il secondo, nel volere intendere le parole di Pausania ἐν τοῖς ἀετοῖς per un frontispizio, o apice solo. Frontispizio, fastigium, è l’ornamento superiore del tempio, ossia la fronte, o facciata dalle colonne in su, che viene a formare il triangolo. Ἀετός poi è il tamburo, o timpano, ossia lo spazio per lo più triangolare, che resta dentro lo stesso frontispizio, tympanum, quod est in fastigio, come scrive Vitruvio lib. 3. cap. 3.; così chiamato per l’aquila, detta in greco ἀετός, che vi si scolpiva dentro, come si è detto qui avanti p. 65. Che Pausania intenda del timpano, è chiaro per sè; trattando egli di bassi rilievi, e in gruppi, che non potevano stare in altra parte del frontispizio nè sopra, nè sotto: e lo vediamo confermato in tanti avanzi di tempj della Grecia dati da le Roy, Stuart, ed altri, ne’ quali appunto lui timpano si vedono i bassi, rilievi. Vedi anche la figura del basso rilievo, che si è data nel Tom. iI. pag. 162.
Per l’altro errore di pretendere, che le parole ἐν τοῖς ἀετοῖς vadano intese di un solo frontispizio, e noi diciamo timpano, benchè in numero plurale, Winkelmann non ha badato, che Pausania in quei due luoghi, cioè lib. 1. cap. 24. pag. 57., e lib. 5. cap. 10. pag. 399., parla di due tempj, ciascuno dei quali aveva due frontispizj, e due timpani, uno dalla parte avanti, e l’altro dalla parte di dietro, come si è veduto dei tempj di Pesto alla pag. 5.; e perciò dopo aver detto, che vi erano bassi rilievi in amendue i timpani ἐν τοῖς ἀετοῖς, segue a descrivere quelli, che stanno nel timpano avanti ἔμπροσθεν, e poi quelli dell’altro ὄπισθεν: parole, che usa anche lo Scoliaste di Pindaro Olymp. 13. per significare le stesse parti, distinguendole una dall’altra. Nella stessa maniera spiegheremo ἐν τοῖς ἀετοῖς nel lib. 10. cap. 19. pag. 842. in fine, ove Pausania parla del tempio d’Apollo a Delfo.