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86 Meccanismo della Scultura

vori più fini di quella maniera, fatti di semplici pietre, sembra che si schivasse di adoprare i colori forti e vivi, come il rosso, il verde ec., forse perchè non v’è nessun marmo che abbia que’ colori particolari d’un bel tono: nel più bel musaico di questa specie, che son le colombe del ninfeo Capitolino1, non sono stati adoperati se non colori deboli e, come a dire, mezze-tinte. Ma non voglio per quello asserire che in musaico adoprati non fossero i colori gialli, rossi, ed altri; il che dall’ispezione oculare verrebbe smentito. Io parlo soltanto della vivezza maggiore di alcuni fra que’ colori2. I musaici della seconda specie, cioè di paste di vetro, hanno tutt’i colori possibili; e tali sono due pezzi del museo Ercolanense, lavoro di Dioscoride di Samo, de’ quali si riparlerà nei Libro XII.3.

§. 17. Questo lavoro serviva principalmente pei pavimenti nei tempj e nelle altre fabbriche, e in seguito si adoperò eziandio nelle volte, come si vede anche oggidì in un Sotterraneo della villa d’Adriano a Tivoli, e come s’è pur fatto sì nella gran cupola che ne’ cupolini di san Pietro a Roma4. I pavimenti son fatti di pietruzze larghe quanto l’ugna del dito mignolo insieme unite: alcuni sono stati ridotti a tavole, che veggonsi nel museo Capitolino e in varie case di Roma. Nel celebre musaico di Palestrina le pietre sono della stessa grossezza. Nelle stanze più ragguardevoli, ove i pavimenti erano di pietre bianche o nere, talora nel mezzo e in altri lati v’erano de’ fregi a più colori, e tale


è il
  1. Vedi appresso libro XII. capo I. §. 9.
  2. Si osserva però in tanti pezzi di musaici fatti di pietruzze, che i colori vivi, come il verde, e altri, sono stati fatti di pezzetti di smalto.
  3. capo I. §. 10. e 11.
  4. E anticamente nel tempio di s. Costanza, di cui ho parlato alla prefazione degli Editori Viennesi nel Tom. I. pag. xxxj. n. a.; e ne riparlerà Winkelmann nel libro XII. cap. iiI. §. 1. Potrebbe intendersi anche di volte a musaico il luogo di Stazio, che ho portato nel detto Tomo I. pag. 37., come ivi ho accennato; e l’altro parimente libro 1. Sylv. cap. 3. vers. 53., spiegato bene dal Petavio nelle note a Temistio Orat. 18. p. 486., e dall’Arduino colle di lui parole nelle note a Plinio lib. 6. cap. 25. sect. 60.