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presso i Greci, e loro Pittura. 83

che una pittura: del che lascerò che altri sia giudice.

[Carattere di tre antichi pittori.]

§. 13. Siccome pocanzi due oscuri passi d’Aristotele e di Plinio mi hanno data occasione di parlare del colorito degli antichi; così il giudizio che porta quel filosofo di tre pittori, mi apre il campo a ricercarne il loro carattere. Polignoto, dic’egli, ha dipinte le figure meglio, Pausone più volgarmente, e Dionisio più somiglievolmente1. Non so se il signor conte di Caylus tocchi questo luogo, e se, parlandone, abbiane compreso il vero senso. Non avendo io ora nè il tempo nè il comodo di esaminare gli Atti accademici che trattano dell’antica pittura, ove probabilmente quello passo d’Aristotele si vorrà rischiarare, mi contenterò di qui esporre la mia opinione, lasciando al leggitore la cura di confrontarla coli’ interpretazione degli altri2. Nulla dirò del traduttore Castelvetro, il quale non ha inteso il suddetto testo. Ecco quel che in mio senso ha voluto dire Aristotele. Polignoto ha dipinte le sue figure meglio (siccome secondo lui3 avrebbe dovuto fare ogni buon pittore), cioè si sollevò al di sopra delle sembianze comuni e dell’ordinaria figura degli uomini; poiché egli, come la maggior parte degli antichi pittori, essendo solito a rappresentare la mitologia e la storia eroica, ha pur fatte le sue figure simili agli eroi, ed espresse la natura nel suo più bello ideale. Più volgari e basse, che esser non sogliono comunemente, erano le figure di Pausone; né ciò probabilmente gli si attribuisce a biasimo, poiché Aristotele lo annovera fra i gran maestri, e lo colloca presso a Polignoto: altronde il filosofo fa qui la similitudine dei tre


L 2 pit-


  1. Poet. cap. 2.
  2. Tra le molte ed erudite Dissertazioni sopra le Arti del Disegno del signor conte di Caylus, e riportate nelle Memorie di letteratura, non ne ho riscontrata alcuna ove citisi questo passo di Aristotele. Parla bensì il Caylus de’ suddetti maestri Reflex. sur quelq. pass. du l. 35. de Pline, iiI. part. Acad. des Inscript. Tom. XXV. Mém. pag. 190. seqq.; ma ne parla soltanto presso ciò che di loro scrisse Plinio.
  3. ibid, cap. 15.