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presso i Greci, e loro Pittura. 81

[Maniera di contornare...] §. 10. La mentovata prima maniera di dipingere a semplici tratti di color bianco si conservò anche dopo che si seppe dare alle figure il color proprio ad imitazione del vero, e servia per disegnare, poiché faceansi col pennello i contorni di color bianco, ai quali s’applicava poi il convenevole colorito. Abbiamo di ciò una prova in un lungo pezzo di muro dipinto scoperto a Pompeja, da cui s’è per la maggior parte scagliato il colorito in guisa che sol vi sono rimasti i contorni bianchi. Da questo pur si argomenta aver gli antichi usato disegnare le loro pitture fui muro diversamente da’ moderni; poiché questi sogliono sulla fresca intonacatura del muro disegnare i contorni incavandoli con un ferro acuto; laddove gli antichi, avendo più frequenti occasioni di dipingere lui muro, aveano acquistata maggiore abilità, e col loro pennello sapean le figure esattamente delineare. Diffatti in nessuna delle tante centinaja di pitture del museo Ercolanense ho veduti i contorni incavati.

[... e di dipingere a secco.]

§. 11. E’ da osservarsi per ultimo, che le suddette pitture, per la maggior parte almeno, non sono già state dipinte sulla calcina umida, ma sul muro già secco; la qual cosa chiaramente si osserva in alcune figure che si sono come sfogliate e staccate, onde si vede il fondo su cui sono state dipinte1 Più chiaramente ancora ciò si ravvisa nel mentovato quadro di Chirone ed Achille, in cui gli ornati

Tom. II. L dell’


  1. Davano gli antichi dei colori diversi per fare il fondo, come vedesi in alcune vetuste pitture, e come si raccoglie apertamente da Plinio lib. cap. 35. sect. 26., il quale afferma che i pittori prima d’adoperare il pennello soleano applicar alla tavola la sandice, poi colla chiara d’uovo stemprarvi un colore, e sopra quello nella stessa guisa un altro. Cosi sotto il porporino mettevano una mano di verde-scuro, e sotto il minio, per renderlo rilucente, una mano di porporino. Un’altra ancor più singola maniera riporta il medesimo Plinio ib. cap. 10. sect. 37. §. 20. praticata da Protogene per riparare dalle ingiurie del tempo lo studiato suo quadro di Jaliso, lavoro di fette anni, Plut. in Demetr. op. Tom. I. pag. 898. E., & Ælian. Var. hist. lib. 12. cap. 41., su cui ben quattro volte replicò gli stessi colori l’uno sopra l’altro, acciocchè, se mai si fosse guastata la prima superficie, si potesse averne tosto un’altra eguale. Il Perrault e il de Piles con altri pigliano motivo dal riferito racconto di tacciar Plinio come di troppo credulo o di poco intendente. Plinio però parla d’un quadro esistente in Roma a’ giorni suoi nel tempio della Pace, ed esposto alla vista di tutti. Se questo non fosse stato tale, come egli lo rappresenta, sa-