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80 Meccanismo della Scultura

bianco1, e forse su questo principio cercavasi, come dice Platone2, la più candida lana per darle il miglior colore porporino.

§. 8. Questo è quanto sappiamo riguardo al colorito degli antichi. Per ciò che spetta alla maniera loro di dipingere, di quella sola pittura parlar possiamo che faceasi sul muro, e che diversa era presso di loro dalle pitture sul legno, come lo è anche oggidì presso di noi.

[Lumi, ed ombre.] §. 9. Nella maggior parte delle antiche pitture sul muro i lumi e le ombre fon date per mezzo di tratteggiamenti, in linee ora parallele, ora incrocicchiate, dette da Plinio incisurae3: questa maniera si usa anche oggidì nelle pitture sul muro, e chiamasi tratteggiare. In altre pitture però le masse intere delle tinte vengono or sollevate, or abbassate dalla diversità de’ colori or più chiari, or più cupi, come osservasi nella pretesa Venere del palazzo Barberini, ne’ descritti quattro bei pezzi del museo Ercolanense, e in altre pitture che sono state con diligenza finite. Su alcuni pezzi però dello stesso museo e, fra gli altri, in quello che rappresenta Chirone e Achille, vedonsi amendue le maniere di ombreggiare: Achille è dipinto a intere masse di tinte, e Chirone è tratteggiato.



§. 10. La


    quadri accompagnati d’una nuova memoria nell’anno 1755. furono da lui presentati all’Accademia delle belle lettere. Il rumore, che tal novità destò nel pubblico, mosse il signor Bachelier a ripigliare i suoi tentativi; e molti quadri dipinse per inustione, che gli riuscirono più felicemente del primo. Lo stesso signor conte di Caylus loc. cit. ci ha esposto le quattro diverse maniere, con cui ha tentato di ristabire la pittura encaustica. Sono state le medesime descritte dal sig. Monnoye nell’Enciclopedia, art. Encaustique, il quale aggiunse altresì le cinque praticate dal signor Bachelier. Egli è d’uopo nondimeno confessare che niuna di esse corrisponde esattamente alle usate dagli antichi, e da Plinio, da Vitruvio, e da altri descritteci.

  1. Galen. De usu part. lib. 10. cap. 3. oper. Tom. IV. pag. 534- E. [Parla soltanto di quelli, che dipingevano sulle pelli bianche, (e forse erano le pergamene) i quali, per non faticarsi la vista col sempre star fissi sul color bianco, adoperavano altri colori cerulei, e foschi: Memoriam ubi resicere conabimur, in primis quidem pictorum, & potissimum quando in albis coriis pingunt (ὅταν ἐν λευκαῖς διφθέραις γράφωσιν); offenditur enim facile eorum visus si omni remedio fuerit destitutus; quod sane prudentes, colores cœruleos, ac fuscos apponunt, in quos subinde intuentes, recreant oculos, ac reficiunt. Teofrasto Hist. plant. lib. 3. cap. 10. e lib. 5. cap. 8. . dice che adopravano tavole di abete.
  2. De republ. l. 4. op. Tom. iI. p. 429. D.
  3. lib. 33. in fine.