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56 Meccanismo della Scultura

alle radici del monte Palatino dalla parte del Circo Massimo. I migliori pezzi sono un Satiro che beve a un corno, alto due palmi, e un paese con figure grandi un palmo, superiore a molte pitture di paesi scoperte ad Ercolano1. Nello stesso luogo e al tempo medesimo s’è scoperta una delle due pitture della villa Albani: fu scelta allora, fra le altre sette, dal signor abate Franchini ministro del Gran Duca di Toscana, dal quale ebbela il cardinal Passionci, dopo la cui morte passò nella mentovata villa. Vedesi incisa in rame da Morghen, come un’appendice alle pitture antiche pubblicate dal Bartoli, e più esattamente disegnata vedersi può ne’ miei Monumenti antichi2. V’è nel mezzo su una base una piccola figura ignuda, che ha l’elmo in capo, lo scudo nella sinistra, e nella destra una mazza circondata di molte punte, simile a quelle che usaronsi ne’ bassi tempi. Sul pavimento da una parte è una piccol’ara, dall’altra un gran braciere, e da amendue sollevasi in alto il fumo. Stanno ai due lati due figure muliebri vestite, cinte il capo di diadema: una sparge l’incenso sull’ara, e l’altra sembra far lo stesso sull’acceso carbone del braciere colla destra, mentre colla sinistra regge un piatto di frutti, che pajono fichi. Rappresentasi qui a mio parere un sagrifizio che fanno a Marte Livia ed Ottavia moglie l’una, e l’altra sorella d’Augusto, come far lo soleano, escludendone gli uomini, al primo di marzo le matrone romane nella festa, che perciò chiamavasi matronale3. E’ forse questo quel medesimo sa-


gri-


  1. Le pitture, che stanno in questo Museo, e si fanno vedere per antiche, oltrepassano i settanta pezzi. Sarebbe lunga cosa il voler qui esaminare se sieno veramente antiche tutte, o nella maggior parte, oppure di mano moderna, come tali si vogliono tutte da molti, e tra gli altri dal signor abate Amaduzzi nella descrizione delle pitture dei Dapiferi, delle quali parleremo qui appresso, pag. 59., in una nota alle lettere del nostro Autore, che daremo nel Tomo iiI., e altrove. Quella, che viene lodata dal Montfaucon Diar. italic. cap. 16. pag. 233., e dal Galeotti Gemmæ ant. litter. part. iI. Tab. VI. fig. V., rappresentante un architetto vestito di verde coll’archipendolo in mano, ed altri strumenti, trovato in un sepolcro sulla via Appia, ora più non vi esiste.
  2. num. 177.
  3. Ovid. Fast. lib. 3. vers. 170.