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dai tempi d’Adriano ec. 409

Spence1, il quale, ciò scrivendo, non le avea più ben presenti alla memoria, e giudicavane fu i disegni di Bartoli che le ha migliorate; nè sapea che da un ragguaglio scritto nel medesimo libro, e dell’età medesima di esso, risulta essere quel codice e quelle pitture effettivamente dei tempi di Costantino2. Un’eguale antichità sembra doversi attribuire a un figurato codice di Terenzio della stessa biblioteca3; e ’l celebre Peirescio in una lettera inedita conservata nella citata biblioteca Albani fa menzione d’un altro codice Terenziano dei tempi di Costanzo figliuolo di Costantino, in cui le pitture erano fatte sul medesimo stile.

§. 1. Una ben convincente prova che decaduta fosse ai tempi di Costantino sì la scultura che l’architettura l’abbiamo nella chiesa che dicesi un antico tempio di Bacco4, presso quella di s. Agnese fuor di Roma, ma che veramente, siccome appare dalla storia e dalla ispezion locale, è un’antica chiesa cristiana, che il mentovato imperatore fece edificare a richiesta di Costanza sua figliuola, la quale ivi era

Tom. II. F f f sta-


  1. Polymet. Dial. 8. pag. 105.
  2. Burmann. l. c. epist. 176. p. 194. [ Burmanno a questo luogo riferisce uno squarcio del giudizio di Heinsio intorno al celebre codice del Virgilio della biblioteca Mediceo-Laurenziana a Firenze, ove, argomentando dalla iscrizione, ossia dal ragguaglio scritto in fine delle Buccoliche da Turcio Rufio Aproniano Asterio console ordinario, il quale dice di averlo avuto in dono da Macario, e di averlo corretto, crede che possa fissarsene l’antichità circa i tempi di Costantino. Parla Heinsio pag. 193. anche del codice Vaticano citato da Winkelmann, e di due altri della stessa biblioteca; ma non li crede di tanta antichità; come non possono credersi ragionevolmente, quantunque oltre Spence, del III. secolo creda il detto primo codice anche il Padre Musanzio Tabulæ chronolog. ad sæc. iiI. Tab. 40., e Schelstrate in un suo ragguaglio manoscritto inserito nel volume octoboniano 5059. della stessa biblioteca Vaticana, alla pag. 382. lo giudichi di tempi anteriori a Costantino, e forse dei tempi di Severo, su i debolissimi fondamenti di esservi rappresentati dei tempj, de’ sacrifizj, vittime, pilei frigj, abiti, biremi, ed altro, quasi che simili cose non potessero più dipingersi ai tempi di Costantino, o non vi fossero più antichi modelli da imitare; e che i contorni siano più eleganti, di quello, che poteva farsi allora; quando anzi a ben considerarle, sono di un gusto, e di una intelligenza inferiore anche a tutto quel secolo. Il giudizio di Schelstrate è stato ripetuto, e seguito da Bottari nella edizione fatta in Roma nel 1741. di quello codice di Virgilio, e delle pitture incile da Sante Bartoli; e ultimamente nella prefazione alla raccolta delle stesse pitture riprodotte con una piccola spiegazione parimente in Roma ne! 1781. dal librajo signor Venanzio Monaldini.
  3. Anzi dal fare delle pitture si può credere di tempi più bassi. Le stesse pitture sono pubblicate nell’edizione fatta in Urbino di quello poeta l’anno 1736. in foglio, eoa qualche differenza nel disegno, e così ripetute nell’edizione fatta in Roma nel 1767.
  4. Così semplicemente lo chiama il nostro Autore nella prefazione a quest’opera pag. xxxj. seguendo la volgare denominazione, non approvandola.