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362 S t o r i a   dell’A r t e   greca

no, e gli è stato posto in mano come un pezzo di lancia: al braccio sinistro vedesi tuttora la coreggia con cui imbracciava lo scudo che ivi esser dovea. Se osservisi che la testa e gli occhi guardano in alto, e che la figura sembra volersi difendere collo scudo da qualche cosa, che dall’alto gli si scaglia, si potrà con più ragione ravvisare in questa statua un guerriere, che meritata se l’abbia per qualche tratto di valore in un’occasione perigliosa1. Probabilmente non fu


mai


    sente nè agli occhi nè al pensiere questa statua, la quale effettivamente porta avanti la coscia destra, e su di essa fa tutta la forza, stendendo indietro la gamba sinistra che resta inoperosa, e non serve che a far contrappeso alle parti che portanti avanti. Ciò non per tanto è evidente essere tale statua in attitudine di chi si difende da un colpo che gli vien dall’alto, anzichè d’uno il quale getti un disco o altro corpo. [ Ora molto più fondatamente possiamo credere che non rappresenti un Discobolo, avendo delle figure di questi in atto di scagliare il disco; quale è la gemma posseduta dal signor Byres in Roma, di cui parlammo nel Tom. 1. pag. 189. not. a., data in rame dal signor ab. Visconti Mus. Pio-Clem. Tom. I. Tav. a. n. 6.; e la copia del Discobolo di Mirone, di cui parlammo qui avanti pag. 211. segg., e ne diamo la figura in fine di quello Tomo, Tav. iI. Prima però se ne avea un’immagine in un fanciullo, che si addestra a quel giuoco, su un sarcofago già degli orti del cardinal Carpi in Roma, dato in rame dallo Sponio Miscell. erud. antiq. sect. 6. p. 228.; ed è precisamente nell’atteggiamento di quello di Mirone, eccettuato il piede sinistro, che non si vede piegato indietro, non so se per difetto del rame, o perchè fosse una positura troppo forzata per un fanciullo.

  1. Aggiugne l’Autore nel Trattato prelim. Capo IV. pag. XCIV., che ciò gli sia avvenuto nell’assedio di qualche città, ov’egli esponesse la vita contro gli assediati. Io non lo posso credere, perchè l’atteggiamento non è da guardare così in alto, e da riparare un colpo, che gli venga dalle mura. Vedasi la figura, che ne diamo in fine di questo Tomo Tav. X. Egli fa un gran passo, e si abbassa col corpo stendendo quanto è possibile il braccio sinistro per arrivare a difendersi collo scudo da uno, che sollevandosi col braccio in alto per iscagliargli un colpo, forse giusta l’uso de’ Greci di ferir di taglio piuttosto che di punta, all’opposto dei Romani, come nota Vegezio De re milit. lib. 1. cap. 12., resta naturalmente in posizione più alta di lui. Plutarco scrive Sympof. l. 2. quæst. 5. op. Tom. iI. p. 639. F., che la prima prova, che fa un guerriere in battaglia, è quella di ferire l’avversario, e poi ripararsi dai di lui colpi. Tale si può dire l’atteggiamento della statua. Ma siccome questo non farebbe per sè un atteggiamento straordinario, che meritasse di esser celebrato con una statua, converrà dire, che il guerriere se la meritasse per la circostanza, in cui si trovò; come per esempio le avesse in tal guisa riparato e salvato qualche gran capitano, come abbiam detto alla p. 208. col. 2., che Ajace salvò Teucro riparandolo così collo scudo; oppure se avesse retto all’impeto d’una moltitudine, o d’un esercito di nemici per salvare i suoi. L’opinione del signor Lessing, e di altri, che vi credono rappresentato Cabria, non pare giusta; essendo stato tutto diverso l’atteggiamento, in cui si segnalò quel capitano, e in cui si fece rappresentare nella statua erettagli dagli Ateniesi. Teneva lo scudo appoggiato al ginocchio sinistro, e portava l’asta avanti colla mano destra, in atto di aspettar fermo i nemici, e così meglio sostenerne l’impeto: obnixo genu ssuto, projectaque hasta, impetum excipere hostium docuit, come scrive Cornelio Nepote nella di lui vita, e Polieno Strateg. lib. 2. cap. 1. n. 2.: Chabrias Atheniensibus, Gorgidas Thebanis mandat, ne procurrant, sed maneant quieti, & lanceas rectas protendant, scuta vero ad genua affigant. È però da notarsi ciò che aggiugne Cornelio Nepote dell’uso introdottosi dall’esempio di questa statua, che gli atleti, e gli altri professori di qualche spettacolo si facessero effigiare nelle statue, che si ergevano, in quell’atteggiamento, in cui aveano conseguita la vittoria. Cosi farà stato anche dei bravi guerrieri; e perciò la nostra statua, anche per questa ragione, non dovrebbe essere anteriore all’olimpiade c., in cui Cabria si meritò quell’onore. Più simile all’at-