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306 S t o r i a   dell’A r t e   greca

greci filosofi, ma istruivasi eziandio nelle arti di quella nazione. Dicemmo già altrove1 che Paolo Emilio avea scelti a maestri de’ suoi figliuoli (fra’ quali v’era il giovane Scipione) degli statuarj e dei pittori.

[Prima del triumvirato.] §. 1. Nulla si dirà dell’arte che vi fiorì ne’ primi secoli della repubblica, e sotto i re, poichè essa appartiene all’arte etrusca, anzichè alla greca, e ne abbiamo altronde parlato abbastanza al Capo IV. del Libro VIII. Cominceremo dai tempi che precederono di poco il primo triumvirato, rammentandone i conosciuti o i supposti lavori.

[Teste...] §. 2. E primieramente seguendo qui la ricevuta opinione dovrei rammentare come lavori di quello tempo le teste di Scipione, ed un preteso scudo o clipeo d’argento nel museo del re di Francia, in cui vuolsi vedere espressa la continenza di quell’eroe romano2. Di tali teste io pubblicai3 quella di una gemma esistente in Roma nel museo del sig. principe di Piombino. Quella di basalte verdognolo nel palazzo Rospigliosi è la più bella e la più celebre, ed essendo siata trovata nelle ruine dell’antico Literno, ov’era la villa di Scipio-


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  1. Qui avanti pag. 160.
  2. Riguardo alla sposa di Alludo principe de’ Celtiberi in Ispagna, di cui parla Livio l. 26. c. 37. n. 50., o Indibile, come lo chiama Valerio Massimo l. 4. c. 3. n. 1. Gli Editori Milanesi facevano dire al nostro Autore, riguardo a Sofonisba sposa di Massinissa, forse per aver occasione d’intrudere in nota quanto siegue. „Una gemma incisa colla testa di Massinissa fu pubblicata da Antonio Agostini Gemme ant. figur. num. 66., il quale fa pur menzione d’una rarissima corniola della dattilioteca Barberini [di moderno lavoro, come si conosce anche dai zolfi], in cui è intagliato lo stesso re con tre suoi figliuoli. Un’altra ne abbiamo noi pubblicata alla pag. 172. assai più pregevole, perchè unita a quella di Massinissa v’è la testa, o il profilo almeno di Sofonisba, che può darci un’idea della beltà sì rinomata di quella regina. Ivi sono le medesime lettere puniche che in quella dell’Agostini, i medesimi tratti, e lo stesso elmo, se non che in questo, in vece d’una biga, v’è inciso un delfino che probabilmente indica la possanza marittima di Massinissa, o almeno il suo dominio sul lido del mare africano, come il cavai marino nella gemma dell’Agostini. Per la itessa ragione veggonsi i delfini sulle monete siracusane. Possiede questa gemma, ch’è un’onice a due colori di lavoro finissimo, il eh. signor abate Bianconi segretario perpetuo della reale Accademia delle Belle Arti eretta in quella città con sovrana munificenza. L’ovale soggiunta al disegno ne mostra la vera grandezza„. Nè l’una, nè l’altra di quelle gemme rappresenta Massinissa, di cui abbiamo il sicuro ritratto nella pittura, che descriverò qui appresso, ove ha poca barba, e pochi capelli come i mori, e ne ha pure il colore olivastro. E quanta differenza non v’è anche fra di esse? Quella dell’Agostini potrebbe essere un Marte etrusco. Qualunque sia il soggetto di quella del signor Bianconi, non si ometterà di darne la figura in appresso.
  3. Monum. ant. ined. num. 176.