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da Alessandro il Grande ec. 301

non vedeansi che ruine ed avanzi di città altre volte floridissime1. Siracusa però teneasi ancora per la più bella tra


le


    quale si ricava da Diodoro, e da Pausania, che ho aggiunto alla detta pagina]. Altronde Fidia non aveva allora lavorato ancora il suo Giove. Passa quindi a trattare a lungo di questo principe degli scultori; dimostra che nell’olimpiade lxxxiii. cominciò la sua Minerva, e finilla nell’olimpiade lxxxv. [secondo Eusebio Chron. l. 2. ad ann. mvlxx. pag. 132., e così avea scritto Winkelmann nella detta prima edizione tedesca pag. 333., e traduzione francese pag. 199. citando Dodwello, e lo Scoliaste d’Aristofane in Pag. vers. 604.; ma poi in questa seconda edizione, sopra alla pag. 192. §. 12. fissa l’anno i. dell’olimpiade lxxxvii., probabilmente dopo lo Scaligero, il quale nelle Animadversioni all’opera d’Eusebio, pag. 105. avverte, che dovrebbe esservi errore di due olimpiadi, della lxxxv. per la lxxxvii.; argomentandolo dall’anzidetto Scoliaste, che dice finita la Pallade sotto l’arconte d’Atene Pitodoro, il quale appunto cade nel detto anno i. dell’olimpiade lxxxvii., come può vedersi anche presso il P. Corsini Fasti att. Tom. iiI. pag. 227. Questi però alla pag. 218. col Palmerio crede che abbia errato lo Scoliaste nel nome dell’arconte; e che veramente Fidia abbia cominciata la detta statua nell’olimpiade lxxxiii., e l’abbia terminata nella lxxxv.]; sospetta che supposto sia quanto leggiamo interno alla sua fuga in Elide, e alle accuse dategli di replicato furto d’oro sì nella Minerva che nel Giove; prova che a quello lavorar non potè se non nell’olimpiade lxxxvi., o piuttosto nella feguente [come ha detto Winkelmann in questa seconda edizione, sopra alla pag. 192. e 194.], traendone principalmente argomento [come avea fatto il Padre Corsini loc. cit. pag. 219.} da una figura che ivi era simile al suo Pantarce, cioè alla statua d’un fanciullo da lui amato, in atto di legarsi con una benda la fronte, in segno della corona da lui riportata nell’olimpiade lxxxvi.; e congettura con molto ingegno che gli errori di cronologia intorno a Fidia siano nati dal non aver riflettuto che gli storici parlarono di lui e delle cose sue, non avendo riguardo ai tempi proprj, ma ad alcune grandi circostanze che loro servivano a fissar le epoche generali della storia. A questi abbagli riguardo a Fidia hanno anche dato luogo certi antichi scolj da più d’uno fatti ad Aristofane, i quali insieme uniti hanno presentato un senso diverso da quello che avessero originalmente, e divisi.
    Fissa Plinio un’altra epoca nell’olimpiade xcv. Ma non v’è nessun tratto storico relativo all’arte, che ciò determini, e nemmeno alcuno di quegli avvenimenti, che secondo Winkelmann faceano germogliare le arti. [Pare giustissimo quello assegnato da lui alla pag. 217. Potrebbe essere anche il secondo incendio del tempio di Diana Efesina, fissato all’anno iv. di questa olimpiade da Eusebio.] Succede bensì un fatto memorabile per servir d’epoca ad uno storico, cioè la morte di Socrate; ond’è verosimile che gli artisti, riferiti da Plinio a tal olimpiade, altro rapporto non v’abbiano che quello già da noi divisato. La terza [quarta] epoca è all’olimpiade cii., epoca convenevole alla storia generale della Grecia, poiché in essa allearonsi gli Ateniesi coi Lacedemoni, e in essa pur si diede la battaglia di Leutra sì gloriosa pe’ Tebani.
    Nella vita di Prassitele e d’Eufranore, posti da Plinio nell’olimpiade civ. nulla troviamo, per cui in questa piuttosto che in un’altra debbansi fissare; ma troviamo bensì a questo tempo un’epoca memorabile nella greca storia, cioè la battaglia di Mantinea, in cui perì Epaminonda, e che seguita fu poi da una pace generale. Winkelmann riferisce a questi tempi la liberazione d’Atene per opera di Trasibulo; ma questa avvenuta era nell’olimpiade xciv. [Questa è stata una svista di Winkelmann, che non si è ricordato a quel luogo, cioè alla pag. 222., di aver già fissata prima alla pag. 217. la liberazione d’Atene per mezzo di Trasibulo a questa olimpiade xciv., com’è veramente seguito.]
    Una delle epoche più rimarchevoli per l’arte presso Plinio è l’olimpiade cxiv., in cui viveano Lisippo ed Alessandro il Grande che morì nell’anno quarto di essa [anzi nell’anno primo, come ha detto Winkelmann alla pag. 257. Diodoro lib. 17. §. pen. pag. 253. Tom. iI. Veggasi Corsini Fasti att. Tom. IV. pag. 50. 51.]. Winkelmann vuole che abbia in ciò avuta molta influenza la pace generale; ma tal pace, che riguarda la Persia e l’India, qual rapporto aver potea colla Grecia? Qui non potendo Winkelmann più fondarsi sulla libertà, cerca d’attribuire i progressi dell’arte alle ricchezze e al lusso. Ma è ben più naturale il dire che lo storico, cui Plinio avea sotto gli occhi, abbia fissata un’epoca nell’olimpiade in cui morì Alessandro, e che ivi abbia fatta menzione degli artisti di que’ tempi, anziché immaginare che Pli-

  1. Strab. lib. 6. pag. 417. C.