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da Alessandro il Grande ec. | 297 |
de’ viveri, che non solo mangiava il cuojo degli animali, di cui non bastavan le carni, ma dopo la resa trovaronsi pur dei resti di membra umane, che aveano servito di cibo1. Silla distrugger fece allora il porto di Pireo, l’arsenale, e tutt’i pubblici edifizj spettanti alla marina; onde Atene, secondo l’espressione degli antichi storici, più non era che lo scheletro d’Atene altre volte sì florida e possente. Prese quello dittatore le colonne stesse dal tempio di Giove Olimpico2, e fecele trasportare a Roma insieme alla biblioteca d’Apelliconte3; e senza dubbio depredate pur n’avrà molte statue, sapendosi che fra le altre cose spedi a Roma una Pallade tolta dal borgo di Alalcomene nella Beozia4. Silla coll’eccidio d’Atene proposto si era di portare lo spavento e ’l terrore in tutt’i Greci, come ve lo portò diffatti. Avvenne allora (nell’olimpiade clxxv.) in Grecia ciò che non era mai succeduto dianzi, cioè che, tranne la corsa de’ cavalli, non si celebrò in Elide nessuno degli altri solenni giuochi olimpici; poichè questi allora furono da Silla trasportati a Roma5. Leandro Alberti parla della metà superiore d’una statua di Silla esistente a’ suoi giorni a Casoli nella diocesi di Volterra in Toscana6. I Romani talora per lasciare un monumento di sè ai posteri non ebbero difficoltà di far incidere il loro nome sulle statue degli uomini celebri dell’antica Grecia, come se a loro stessi fossero state erette7.
§. 32. In tempo di tanta miseria d’Atene comprarono i Romani de’ monumenti dell’arte da que’ cittadini: così Cicerone acquistò colà per mezzo d’Attico que’ greci lavori co’ quali abbellì la sua villa, e mandogli i disegni dei lavori che
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