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da Alessandro il Grande ec. 285

altre statue del medesimo eroe, e principalmente col famoso Ercole Farnese, opera di Glicone1. In quella statua egli è rappresentato quieto e fermo, ma nel mezzo delle sue fatiche, con vene gonfie e con forti muscoli, che mostrano un’elastcità non ordinaria; onde ci pare di vederlo riscaldato ed ansante riposarsi dopo l’impresa dell’orto delle Esperidi, il cui pomo tiene ancor nella mano. Glicone in quell’opera non fu men poeta che Apollonio, e sollevossi sopra le forme dell’umana natura ne’ muscoli disposti a foggia di collinette che da presso succedonsi; ivi si propose d’esprimere l’elaterio delle fibre, e restringendole mostrarle tese a guisa d’un arco. Tali riflessioni devono farsi nell’esaminare quest’Ercole, ed allora non si prenderà per un’ampollosità lo spirito poetico dello scultore, nè la forza ideale per un’arditezza eccessiva; poichè a lui, che seppe eseguire sì bell’opera, si possono senza esitare attribuire tali viste. Veggasi a quello proposito ciò che s’è detto altrove2 intorno alla proporzione tra la testa e ’l corpo di quella statua, e lo stesso si applichi alla statua d’Ercole in bronzo esistente nel Campidoglio3, la cui testa è proporzionatamente ancor più piccola. Dello scultore Glicone non ci hanno gli antichi tramandata nessuna notizia; e prende abbaglio du Bos4, pretendendo che Plinio parli della di lui opera con lode5.

Dall’iscrittovi nome solo possiamo inferire che Glicone non


N n2 fosse


  1. Vegg. la Tav. vii. in fine del Tomo.
  2. Lib. V. Capo VI. pag. 392.
  3. Vedi qui avanti pag. 42. §. 19.
  4. Rèfl. sur la poes. &c. Tom. I. sect. 37. pag. 387.
  5. Egualmente sbaglia il sig. Guglielmo Sandby, il quale ha creduto che quello Glicone sia lo stesso che il Glicone nominato da Orazio lib. 1. epist. 1. v. 30.: e perciò nell’edizione di questo poeta nominata qui avanti pag. 58. nota a., al detto verso ha posta la figura dell’Ercole, di cui si tratta. Ma poteva ben osservare, che questo Glicone è l’atleta di tal nome, lodato da Orazio per la sua robustezza, e da tanti altri scrittori. Una congettura per confermare l’opinione del nostro Autore potrebbe ricavarsi da questo atleta. Egli prima si chiamava Licone, col qual nome è menzionato da Winkelmann nel T. I. p. 376. In appresso per la dolcezza nel dire fu detto Glicone, da Glico che appunto significa dolcezza, aggiugnendo un gamma a Licone, come narra Laerzio lib. 5. segm. 66. Da ciò pare che possa ricavarsi ch’egli sia stato il primo a portare il nome di Glicone, dato poi al nostro artista. E siccome egli successe a Stratone nella scuola peripatetica nell’olimpiade cxxvii., secondo lo stesso Laerzio segm. 68.; l’artista dovrebbe collocarsi almeno x. olimpiadi appresso.