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da Alessandro il Grande ec. |
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§. 12. Or poichè quella statua fu sempre riputata come la più pregevole fra le molte centinaja d’opere de’ più celebri artisti, che in Roma dalle greche città furono trasportate, merita tutta l’ammirazione e lo studio de’ moderni, i quali non seppero mai produr cosa, che di quella sostener possa anche un lontano confronto. Quì il savio trova materia da pensare, un gran fondo d’istruzioni vi si scorge dall’artista, e amendue rimangono persuasi che in tal figura vi son più cose che l’occhio non ne scopre, e che il genio dell’artista era più sublime ancora che l’opera sua.
$. 13. Veggiamo nel Laocoonte la natura nel suo maggior patimento: vi scorgiamo l’immagine d’un uomo che cerca di unire tutta la forza dello spirito contro i tormenti; e mentre l’eccessiva pena ne gonfia i muscoli, e ne stira i nervi, mostra il suo coraggio sulla fronte corrugata in alto. II petto sollevasi a stento e per l’impedita respirazione e per lo sforzo ch’egli fa di trattenere l’espressione della sensazion dolorosa, e di tutti concentrare e chiudere in sè stesso i suoi tormenti. I gemiti soffocati e ’l trattenuto respiro ritirangli il ventre, e incavangli i fianchi, onde in qualche modo par che ne veggiamo gl’intestini. Sembra egli frattanto sentir meno il proprio tormento che quello de’ figli, i quali in lui fissano l’afflitto sguardo, quasi chiedendogli soccorso: il cuor paterno ben si manifesta negli occhi dolenti, e sulle pupille par che si stenda la compassione, come una torbida nebbia. Un’aria lamentevole ha il suo volto, ma non già d’uomo che gridi ed esclami; e tien volti al cielo, per implorarne l’assistenza, gli sguardi. Mostran l’angofcia anche le labbra: l’inferiore che si abbassa ne sente il maggior peso, mentre il labbro superiore tirato in dentro indica il crudele dolore, e una certa indignazione per un non meritato castigo, la quale viene ancor meglio espressa dal naso un po