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da Alessandro il Grande ec. 241

non ben si comprende come tre artisti e lavorassero insieme al medesimo pezzo, ed avellerò la stessa maniera; e siccome la figura di Laocoonte è la più importante e la più celebre, quindi è verosimile che questa sia lavoro del padre, e le altre due opera siano dei figliuoli d’Agesandro.

§. 10. La statua del Laocoonte stava altre volte nel palazzo di Tito1, e ivi (non già, come Nardini2 ed altri scrissero, nelle così dette Sette Sale, che erano altrettanti recipienti d’acqua pe’ bagni) fu scoperta sotto la volta d’una camera che sembra essere stata parte delle terme di quell’imperatore. Tale scoperta ha servito a meglio determinare la situazione del di lui palazzo, il quale eravi unito. Ivi stava il Laocoonte in una gran nicchia in fondo di detta camera, in cui sotto alla cornice si è conservata la pittura pretesa di Coriolano nominata nel Libro VII.34.

§. 11. Scrive Plinio che le tre figure del Laocoonte lavorate erano d’un pezzo solo; e siccome tal non è il gruppo di cui si tratta, giudicar dobbiamo che Plinio sia stato ingannato dal non vedervi nessuna commessura. Appena dopo due mila anni se n’è fatta visibile una, che mostra essere stato lavorato separatamente il maggior dei due figli56. Manca

Tom. II. H h al


    marmo nericcio: eravi imposta una stanza di marmo bianco, di cui non altro è rimasto, che un pezzo della clamide pendente.

  1. Plin. ibid.
  2. Roma antica, lib. 3. cap. 10. pag. 99. [ Non dice tal cosa, ma soltanto che fu trovata presso a s. Lucia in Selce, e le Sette Sale.
  3. Capo iiI. §. 7. pag. 55.
  4. Ho trovato in una relazione manoscritta degna di fede, che Papa Giulio II. diede a Felice de Fredis, e a’ suoi figliuoli introitus & portionem gabellæ portæ s. Joannis Lateranensis in premio d’avere scoperto il Laocoonte; e che Leon X. restituendo queste rendite alla chiesa di s. Gio. in Laterano assegnò a lui in vece Officium scriptoriæ Apostolicæ, con un breve in data dei 9. Novembre 1517.
  5. Michelangelo Buonarruoti, come scrive Maffei Racc. di statue, Tav. 1., seppe accorgersi, nell’esaminarlo attentamente, che era di più pezzi. Questi sono almeno tre riconoscibili; cioè, la figura del figlio maggiore, che sta a sinistra, la figura di Laocoonte sin sotto alle ginocchia, e il resto del gruppo. Il detto figlio maggiore ha la gamba dritta notabilmente più lunga dell’altra. Il padre ha la ghirlanda di frondi come sacerdote; e si vede ben rilevata nella stampa, che ne dà Maffei loc. cit.
  6. Nella prima edizione osserva Winkelmann che l’essere in più pezzi il Laocoonte di Belvedere ha fatto dubitare, che non sia quello dello di cui parla Plinio, soggiugnendo sull’asserzione di Pirro Ligorio che nelle ruine d’un antico edificio presso il palazzo Farnese furono trovaci molti pezzi d’un altro