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234 Storia dell’Arte presso i Greci

(ἄγαλμα) era lavoro di Ctesicle1. Quando però tal voce s’adopera in diminutivo ζῴδια, sembra aver altro senso, e significare principalmente ornati di piccioli animali, e grotteschi. Cosi Esichio dicendo Λύγδος εἰς τὰ ζῴδια, volle probabilmente indicare che il marmo pario (Λύγδος, λύγδινος) il più atto fosse, come lo era in fatti, per tai fini e delicati lavori2.

§. 25. La tavola, cui Nicia stimava più d’ogn’altra sua opera, era la Necromanzia d’Omero, così detta perchè rappresentava il tratto principale del libro dell’Odissea che ha tal titolo, cioè il colloquio d’Ulisse col cieco indovino Tiresia nell’inferno. Per quell’opera fu ordinato che se gli pagassero sessanta talenti; ma egli, essendosi arricchito, ricusolli, e volle piuttosto far dono del quadro ad Atene sua patria3. La medesima tavola dipinta avea due volte Polignoto nello nello tempo e luogo, cioè a Delfo4; e nella villa Albani vedesi espressa in un basso-rilievo da me pubblicato5.

[Osservazione.] §. 26. I poeti e gli artisti, che si renderono celebri a questa epoca, in cui la Grecia già cominciava a sentire il giogo de’ Macedoni, denno considerarsi ancora come germogli d’una generosa pianta cresciuta all’ombra della libertà. I costumi nazionali obbligavano gl’ingegni a ricercare l’eleganza e la finezza possibile sì ne’ lavori dell’arte, che nelle produzioni dello spirito. L’amico d’Epicuro, Menandro, a cui primo mo-


strossi


  1. Deipn. lib. 13. cap. 8. pag. 606. princ.
  2. Tutto quello discorso è giusto preso generalmente; ma per Pausania potrebbe non esserlo. Non nega questo scrittore, che Nicia sia stato valente anche nel far le figure d’uomini. Vuol rilevare il merito di lui particolare, per cui era superiore a tutti i pittori de! suo tempo, cioè quello di fare egregiamente le figure degli animali: nel che si accorda con Plinio, il quale nel lib. 35. c. 11. sect. 40. §. 28. dopo averlo commendato per le figure d’uomini, lo distingue eziandio per la sua eccellenza particolare nel dipinger quadrupedi, e cani specialmente. Da Plutarco Bellone, an pace clar. fuer. Athen. Tom. iI. p. 346. A. è lodato per le sue pitture di battaglie; e in queste mostrava maggior eccellenza per le figure de’ cavalli, secondo la testimonianza ii Demetrio Falereo De elocut. §. LXXVI. Altrimenti intendendosi Pausania, converrà dire, ch’egli facesse Nicia per ogni riguardo il più grande fra tutti i pittori de’ suoi tempi.
  3. Plinio lib. 35 c. 11. sect. 40. §. 28.
  4. Paus. lib. 10. cap. 28. pag. 866., c. 29. pag. 870.
  5. Monum. ant. ined. num. 157.