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stro, sebbene ivi pur trovisi la voce circumlitio1. Il lustro alle statue si dà a forza di braccia da operaj, che non hanno alcuna intelligenza dell’arte; e generalmente quando lo scultore ha terminato il suo lavoro secondo il modello, e levata la mano dall’opera, più non si può migliorare. Ma un abile amico dell’artista, può essergli utile nel modello; e quindi io credo che la voce circumlitio significhi quel riandarvi sopra collo stecco e migliorarlo. Linere diffatti chiamasi quell’aggiugnere o raschiar la creta che si fa nel ritoccare un modello; e poichè quelli di Prassitele richiedeano miglioramenti appena sensibili, Plinio, volendo ciò esprimere, ha usato un sol vocabolo, che indica un ripassarvi sopra dolcemente. Prende anche un più grand’abbaglio Arduino immaginandoli che Nicia desse alle statue di Prassitele una leggerissima tinta, da cui acquisistlero un più vivo lustro.

§. 24. Quando Pausania2 dice di quell’artista: Νικίας ζῷα ἄριστος γράψαι τῶν ἐφ᾽ αὑτοῦ. parole che sono state così tradotte: in pingendis animalibus cœteris ætatis suæ longe præstantissimus, non dee ristringersi ai soli animali bruti, ma intendersi deve eziandio delle unane figure; poiché dalla voce ζῷα deriva il nome ζῳγράφος, che dar si suole generalmente al pittor di figure. Ciò s’inferisce da molti passi d’altri scrittori, ove incontrasi la voce ζῷα a proposito de’ lavori dell’arte. Cosi Dione Grisostomo, parlando di tazze auree ed argentee lavorate a basso-rilievo, dice: ἔτι δὲ καὶ ζῷα ἔξωθεν κύκλῳ ἔχειν 3; e ivi la parola ζῷα non sol delle figure d’animali, ma pur delle umane si deve intendere. Scioglie ogni dubbio intorno a ciò un passo di Filemone presso Ateneo, ove chiamasi ζῷον una statua di certo tempio di Samo, della quale taluno erasi innamorato; ed Ateneo soggiugne che tale statua

  1. Questo stesso diceva Dati.
  2. lib. 1. cap. 29. pag. 74. in fine.
  3. Orat. 30. pag. 307. D.
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