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210 Storia dell’Arte presso i Greci

sima; e sappiamo all’opposto che v’era quell’uso ai tempi d’Anacreonte, il quale in un altro epigramma fa menzione d’una statua di Mercurio, sul cui braccio era scritto il nome di colui che aveala fatta erigere1. Nè v’è ragion di credere che Mirone abbia posto il suo nome sulla mentovata statua d’Apollo contro un pubblico divieto, siccome taluno ha preteso2; poichè Cicerone, da cui abbiamo la notizia di tal lavoro, di sì fatto divieto non parla. Vero è che fu negato a Fidia di porre il suo nome sulla statua di Giove3, ma non può quindi inferirsi, che fosse questa allora una legge generale. Si può per ultimo trarre contro Plinio un argomento da lui medesimo che, parlando del lavoro de’ capelli e de’ peli nelle statue di Mirone, dice che fatti non gli avea meglio dei più antichi ancora rozzi scultori4; dal che s’inferisce ch’egli vivesse ne’ tempi a loro vicini; altrimenti come mai, avendo egli tanta abilità, non avrebbe procurato di non esser inferiore a’ suoi coetanei, i quali meglio lavoravano i capelli, se avesse vissuto nell’olimpiade lxxxvii.?5

§. 31. Io confesso però che, se facciamo Mirone sì antico, difficilmente s’intenderà come Plinio abbia potuto lodarlo dicendo di lui; primus hic multiplicasse varietatem videtur, numerosior in arte quam Polycletus. S’egli fiorì lungo tempo prima di Policleto, come può aver introdotto nell’arte più armonia di lui, e meritar la preferenza a questo titolo?6


No-


  1. Suid. V. Ἀγοστῷ, ib. not. Kust.
  2. Fraguier La gall. de Verres, Acad. des Inscript Tom. VI. Mém. pag. 568.
  3. Pausania l. 5. cap. 10. pag. 397. dice che vi fosse scritto sulla base. Secondo Clemente Alessandrino Cohonat. ad Gent. n. 4. pag. 47., e Arnobio Advers. Gent. l. 6. p. 199. Fidia scrisse il nome dell’amico suo Pantarce su un dito dello stesso Giove; e in suo nome anche sulla base della Venere in Atene, secondo Plutarco in Pericle, pag. 160. C. Vegg. pure gli Accademici Ercolanesi De Bronzi, Tom. I. Tav. 4;. n. 5., Gedoyn Hist. de Phidias, Acad. des Inscript. Tom. V. Mém. pag. 307.
  4. Capillum quoque & pubem non emendatius fecisse quam rudis antiquitas instituerat, loc. cit.
  5. Lo studio, e la premura sua, dice Plinio, era tutta di far bene il corpo delle figure: quindi trascurò i capelli, e il pube, e non espresse le passioni dell’animo. Quanti artisti hanno fatta bene una parte, e altre le hanno trascurate, o non vi sono riusciti?
  6. Senza tante congetture, e argomenti, se Winkelmann avesse bene osservato Pausania, avrebbe veduto, ch’egli combina con Plinio nel fissare l’epoca di Mirone. Nel l. 6. c. 2. pag. 454. scrive, che gli Spartani dopo