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presso i Greci, e loro Pittura. 15

[sculture in marmo nero] §. 14. Il marmo nero, di cui v’era una cava nell’Isola di Lesbo1, fu lavorato più tardi del bianco; trovasi però fatta menzione d’una statua in quel marmo scolpita da un antico artista d’Egina. La più dura e più fina specie di marmo nero è quella che chiamasi volgarmente pietra di paragone; e di questi ci sono pervenute alcune figure intere, cioè un Apollo nella galleria del palazzo Farnese, il cosi detto dio Aventino nel museo Capitolino, amendue maggiori dell’umana statura2, i due mentovati Centauri più piccoli della grandezza naturale (che dianzi appartenevano al card. Furietti, ed ora esistono nel suddetto museo), sul di cui zoccolo leggonsi scritti i nomi de’ loro scultori Aristea, e Papia d’Afrodisio3. Sono di grandezza naturale in marmo nero scolpiti un Satiretto in atto di danzare, ed un Lottatore che tiene in mano un’ampolla d’olio. Si vedono amendue nella villa Albani, e trovati furono dal signor card. Alessandro nelle ruine dell’antica città d’Anzio, ove stavano in una camera tonda non lungi dal teatro, insieme ad un Giove e ad un Esculapio del medesimo sasso e d’eguale grandezza. In marmo nero, oltre le statue di stile greco, alcune ne abbiamo lavorate ad imitazione delle egiziane, disepolte nella villa d’Adriano a Tivoli, delle quali ho parlato nel Libro iI Capo IV.



§. 15 Va-


    quel ruvido e lanuginoso dell’antichità ? La voce χνοῦς non dee quì prendersi in un senso allegorico e stiracchiato, ma naturale e ovvio, cioè della prima lanugine che adombra un mento; poiché ha quello medesimo senso quando si adopra per indicare la corteccia lanuginosa de’ pomi, come presso Aristofane Nub. vers. 974. [ Doveva dire Winkelmann, che Aristofane la prende in quel senso appunto, non già nel senso della lanuginosa corteccia de’ pomi, de’ quali non parla ]; e se si paragoni tale espressione all’applicazione che io fo della stessa immagine per la pelle di Laocoonte, si vedrà che Dionisio ha voluto dire la medesima cosa. Hardion Sur une lettre di Denys d’Alicarnasse à Pompée, pag. 128., che dopo i mentovati scrittori ha tentato di rischiarare questa frase, non ha fatto che accrescere oscurità. Con quest’immagine si spiegano pure le literæ πεπινωμέναι [eleganti] di Cicerone ad Att. lib. 14. ep. 7.

  1. Philostr. De vit. soph. lib. 2. num. 1. Herod. cap. 8. Tom. iI. pag. 556., [ altre a Tenaro, e in Africa più celebri, Plin. lib. 36. cap. 18. sect. 29.
  2. E sono amendue di basalte verde. Di paragone è la statua di un eroe nudo con una figurina allato involta in un manto nel casino della villa Negroni sull’Esquilino; ed è rimarchevole non ostante l’ignoranza a chi l’ha restaurata.
  3. Sono di bigio morato.