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202 Storia dell’Arte presso i Greci

§. 22. Nelle ruine degli orti di Sallustio a Roma sono state trovate alcune figure in basso-rilievo esprimenti la favola stessa, e Pirro Ligorio, che ciò narra ne’ suoi manoscritti che serbansi nella biblioteca Vaticana, ci assicura che bellissimo n’era il lavoro. Lo stesso soggetto esprime un basso-rilievo nella galleria del conte di Pembroke a Wilton in Inghilterra, il quale da chi ha fatto l’indice di quella galleria sembra essere stato stimato a peso, poiché ci avvisa che pesa tre mila libbre inglesi1. Quella favola vedeasi pure in basso-rilievo sulla porta d’avorio del tempio d’ Apollo, che Augusto fece edificare sul Palatino2.

[Pittagora.]

§. 23. Pittagora di Reggio nella Magna Grecia fu il primo, al dir di Plinio3, che lavorò la capigliatura con più diligenza e franchezza4. Può tal indizio servirci a determinare l’età d’una statua; e diffatti alcune, nelle quali pur ravvisiamo molta cognizione e grandissim’arte, hanno sì i capelli, che i peli delle parti naturali formati in picciolissimi ricci linearmente disposti, quali veggonsi sulle figure veramente etrusche. Tali sono due statue nella sala del palazzo Farnese, che possono annoverarsi fra le più belle di Roma, ed hanno i capelli lavorati con quella affettazione e stentatezza, che sono indizio di quel sistema che erasi allontanato dalla natura, come sopra dicemmo. Anche nelle figure de’ migliori tempi vedesi trascurata la capigliatura, come appare dalla stessa Niobe e da’ suoi figliuoli. Poiché dunque Pittagora fu il primo a fare i capelli con maggior franchezza e diligenza, se ne può conchiudere che le statue, le quali hanno una ca-


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  1. Descrizione delle Pitture, e Stat. ec. a Wilton, pag. 81.
  2. È rappresentata parimente fu di una bella urna del Museo Pio-Clementino, di cui possono vedersi le figure, e la descrizione presso Fabroni nella citata Dissertazione.
  3. lib. 34. cap. 8. sect. 19. §. 4.
  4. Secondo Plinio Pittagora fu il primo ad esprimere colla maggior diligenza non solamente i capelli, ma ancora le vene e i nervi. Lavorò egli anche in bronzo. Il cocchio di Cratistene cireneo, l’istesso Cratistene con una Vittoria furono da lui fatti in questo metallo. Paus. lib. 6. cap. 18. p. 495. lin. 30.