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196 Storia dell’Arte presso i Greci

§. 17. Molte altre opere fece Policleto, fra le quali son celebri due statue in bronzo di grandezza mediocre rappresentanti due Canefore, cioè fanciulle che sul capo portavano in ceste di vimini intrecciate certe cose sacre pei misteri di Pallade, di Cerere, e di altre divinità. forse da quelle di Policleto copiate furono due Canefore poste una contro l’altra in un basso-rilievo di terra-cotta, che io ho pubblicate1. Il saper che quelle depredate furono in Sicilia da Verre2, e portate a Roma, rende più probabile la mia congettura3.

§. 18. Copia d’un’altr’opera di Policleto potrebb’essere altresì una figura del palazzo Barberini4, rappresentante un fanciullo che morde il braccio d’un’altra figura perdutasi. Questi due fanciulli erano rappresentati ignudi, e chiamavansi Ἀστραγαλίζοντες (giuocanti ai dadi)5. Chi volesse formar delle congetture sul soggetto di tali figure, dir potrebbe che vi si era voluto rappresentar Patroclo, l’amico d’Achille, il quale essendo fanciullo in una contesa nata al giuoco de’ dadi col suo compagno Clisonimo, involontariamente l’uccise6. Un dado veduto nella mano della figura mancante, mi ha fuggerito al pensiero tale probabile spiegazione di questo lavoro 7, che io dianzi credea difficilissimo ad intendersi8. Paralo e Santippo figliuoli di Policleto9 non uguagliarono nell’arte il padre loro10.



§. 19. Sco-


  1. Monum. ant. ined. num. 182.
  2. Cic. in Verr. act. 2. lib. 4. cap. 3.
  3. Dione Grisostomo Orat. 37. p. 465. D. nomina una statua d’Alcibiade fatta da Policleto.
  4. Ora in Londra presso il sig. cavalier Townley.
  5. Plin. lib. 34. cap. 8. sect. 19. §. 2.
  6. Apoll. Bibl. lib. 3. cap. 12. in fine, pag. 221.
  7. Abbiamo da Plutarco Apophthegm., oper. Tom. iI. pag. 186. D., che Alcibiade fanciullo lottando con un altro fanciullo, ed essendo stato da questo sì fortemente afferrato, e stretto da non potersene svincolare, gli morse una mano. Quello gli disse allora: tu mordi come le donne; ed egli rispose: no, ma come i leoni. Tale risposta si rese memorabile; ma non possiamo credere rappresentato Alcibiade nel nostro monumento in quell’atto di mordere; giacché egli lottava, e non giuocava ai dadi.
  8. V. Préface à la Descript. des pierr. grav. du. Cab. de Stosch, pag. XV.
  9. Plat. in Protagor. op. Tom. I. p. 328. D. [ Parla dei figli di Policleto, senza nominarli; e li dice coetanei di Paralo e Santippo, che erano figli di Pericle, come avea detto poco avanti pag. 315. princ. Dice veramente, che erano di gran lunga inferiori al merito del loro padre; ma soggiugne, che essendo ancor giovani, potea sperarsi che