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d a i   s u o i   p r i n c i p j   ec. 183

ture ercolanensi v’è una Musa con questa iscrizione ΤΕΡΨΙΧΟΡΗ ΛΥΡΑΝ1, e tiene in mano una piccola lira; questa forse è quella stessa cui inventò Mercurio, e formolla col guscio d’una testuggine, onde venne detta χέλυς di tal forma è la lira che vedesi appiè d’una statua di questo dio nella villa Negroni. Arato2 χέλυς chiama la piccola lira, forse per distinguerla dalla più grande, detta βάρβιτος, e non già perchè avesse poca fronte come opina lo Scoliaste di questo poeta. La lira della Musa Barberini è della specie più grande, simile a quella che tiene Apollo au un’altra pittura d’Ercolano3. Quello stromento, detto βάρβιτος, da Polluce vien chiamato eziandio βαρύμιτον4, cioè a grosse corde, βαρυτέρας ἔχον τὰς χορδὰς5, onde dirsi potrebbe una specie di salterio6. Quindi siccome la Musa d’Aristocle tenea la piccola lira χέλυς, quella d’Agelada il βάρβιτος, possiamo congetturare che sia quella seconda la Musa Barberini. Suida chiama Gelada, in vece d’Agelada, l’artista di tale statua, e Kuster non ne ha nemmeno avvertito l’abbaglio nell’ultima edizione della di lui opera7.

§. 22. Io non deciderò qui se le statue di Castore e Polluce scolpite da Egesia, e poste innanzi al tempio di Giove Tonante8, siano quelle stesse figure colossali che veggonsi ora in Campidoglio; ma è certo almeno che esse trovate fu-


rono


  1. Pitt. d’Ercol. Tom. iI. Tav. 5.
  2. Phænom. vers. 268.
  3. loc. cit. Tav. I.
  4. Poll. Onomast. lib. 4. cap. 9. segm. 59.
  5. Schol. Eurip. in Alcest. vers. 345.
  6. A mio parere, mal s’appone Hunt, il quale, nella prefazione alla nuova edizione di Hyde De religione Persarum, pretende che la voce barbiton derivi dal persiano. Egli ne prende argomento da certo racconto spettante a Cofroe; e non riflette che a tempi di questo monarca già da lungo tempo noti erano i Greci ai Persi, ond’è probabile che questi nell’adottare un greco istromento ne abbiano insieme adottato il nome.
  7. Tanto Suida, che Tzetze Chil. 7. hist. 154. v. 2., e Chil. 8. hist. 192. v. 376. scrivono Gelada, e lo dicono maestro di Fidia, non di Policleto; e sarà lo stesso, che lo Scoliate d’Aristofane in Ran. vers. 504., chiama Elada, nominato da Winkelmann sopra alla pag. 171. §. 7. infine. Crederei più probabile, che avesse errato quello Scoliaste nel dire Elada per Gelada, e che questi, maestro di Fidia, sia diverso da Agelada, maestro di Policleto: e però non saprei accordarmi a Meursio, il quale nel suo Piræus, sive de Piræo Athenien. portu, cap. 4. oper. Tom. I. col. 554. vuol che si emendi Agelada in tutti quegli scrittori, senza darne buone ragioni.
  8. Plin. lib. 34. cap. 8. sect. 19. §. 16.