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172 Storia dell’Arte presso i Greci

sarono la loro dimora, e v’ebbero degli scolari da me pocanzi mentovati. Aristocle fratello di Ganaco1 risguardavasi anche dopo sette età come il capo d’una scuola, che s’era per lungo tempo sostenuta in Sicione2. Democrito, altro scultore di Sicione, nominava cinque maestri della sua scuola, i quali uno all’altro eransi succeduti3. Polemone scrisse un trattato delle pitture di Sicione, ov’era un portico con molti lavori da lui similmente descritto4. Eupompo maestro di Panfilo, di cui fu scolare Apelle, fece sì che le due scuole della Grecia, le quali sino a quel tempo erano siate unite sotto la denominazione di elladiche, nuovamente si dividessero, in guisa che, oltre la jonica nell’Asia, scuole particolari fossero quella d’Atene, e quella di Sicione5. Panfilo e Policleto, Lisippo e Apelle, che andò a Sicione per meglio perfezionarsi nella sua arte6, le diedero il maggior lustro; e sembra che ai tempi di Tolomeo Filadelfo re d’Egitto, tra le scuole di pittura, la più celebre fosse e la migliore, poiché nella descrizione della magnifica processione che questo re fece fare, si annoverano principalmente le pitture di Sicione, e son le sole di cui facciasi menzione7.

[...di Corinto...]

§. 9. Corinto a cagione dell’ottima sua situazione fu sin da’ primi tempi una delle più possenti città della Grecia8, e fu perciò dai più vetusti poeti chiamata la ricca. Ardice


di


    darà da Winkelmann qui avanti nella lettera (h), e l’avessero esaminata, avrebbero veduto con qual fondamento si possa stabilire in Sicione una scuola anche di scultura, di cui possono credersi autori Dipeno, e Scillide. Riguardo a Corinto, ed Egina vedremo nel §. 9. 10. qui appresso, che Winkelmann non ha pensato male. ] Piuttosto alle tre greche scuole di pittura accennate da Plinio aggiugnersi potrebbe la scuola attica di scultura fondata da Dedalo, della quale Pausania fa menzione l. 5. c. 25. p. 445. in fine, [ e lib. cap. 37. pag. 804. in fine.] Tale division di scuole osserva il conte di Caylus Reflex, sur quelq. chep. du 35. livre de Pline, iiI. part. Acad. des Inscript. Tom. XXV. Mém. p. 191. essere cessata nella Grecia, allorché vi si moltiplicarono i maestri dell’arte. Formatasi allora da ciascheduno una maniera propria, non più si parlò di scuole, ma soltanto di maestri in particolare, e de’ loro allievi.

  1. Paus. lib. 6. cap. 9. pag.472.
  2. id. lib. 6. cap. 3. pag. 459. princ.
  3. idem ibid.
  4. Athen. Deipn. lib. 6. c. 14. p. 253. B.
  5. Plin. lib. 35. cap. 18. sect. 35. §. 7.
  6. Plut. in Arato, op. Tom. I .p. 1032. C.
  7. Ath. lib. 5. cap. 6. pag. 196. E.
  8. Thucyd. lib. 1. cap. 13. pag. 12.