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156 | Progressi e Decadenza dell’Arte |
§. 22. Durante la seconda guerra punica parve che la forza e la politica de’ Romani operassero de’ prodigi. Sebbene più volte fossero interamente disfatti i loro eserciti, cosicchè in Roma non contavansi più che 137000. cittadini1, pur essi sul finir della guerra comparvero in campo con ventitrè legioni2. Quell’agitazione sollevò lo spirito de’ Romani; e lo stato loro, come quello degli Ateniesi in tempo della guerra co’ Persi, prese altra forma. I Romani fecero conoscenza e alleanza co’ Greci, e sentironsi destare in seno l’amore per le loro arti. Il primo a far trasportare i loro lavori a Roma fu CI. Marcello dopo la conquista di Siracusa, ornandone il Campidoglio e ’l tempio da lui stesso consacrato presso la porta Capena3. Lo stesso fece Q. Fulvio Flacco colle statue della soggiogata città di Capua, che tutte furono da lui trasportate a Roma4.
§. 23. Sebbene grande sia stato lo spoglio fatto dai Romani delle statue nelle provincie conquistate, ciò non ostante altre nuove ne ordinarono essi in Roma. Diffatti intorno a que’ tempi i tribuni della plebe col prodotto delle pene pecuniarie fecero fondere delle statue di bronzo da collocarsi nel tempio di Cerere5. Col prodotto medesimo gli edili nel decimosettimo ed ultimo anno di quella guerra fecero ergere tre altre fimili statue nel Campidoglio6, ed altrettante nella stessa guisa ne furono erette non molto dopo a Cerere, al Padre Libero, e a Libera7. L. Stertinio col bottino delle Spagne fece innalzare due archi nel Foro Boario, e gli ornò con statue indorate8. Osserva Livio, che in Roma a que’ tempi non v’erano ancora di quegli edifizj pubblici che in seguito chiamaronsi basiliche9.
§. 24. Por- |
- ↑ Liv. lib. 27. cap. 31. n. 36.
- ↑ idem lib. 26. cap. 1.
- ↑ id. lib. 25. cap. 25. n. 40., Plutarch. in Marcell. oper. Tom. I. pag. 310. princ.
- ↑ Liv. lib. 26. cap. 27. n. 34.
- ↑ Liv. lib. 27. cap. 7. n. 6.
- ↑ id. lib. 30. cap. 30. n. 39.
- ↑ id. lib. 33. cap. 16. n. 24.
- ↑ idem ibid. cap. 17. n. 27.
- ↑ lib. 26. cap. 21. n. 27.