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presso i Greci e presso i Romani. 147

Ognuno de’ tre piedi, fu i quali il vaso s’appoggia, ha una rappresentazione particolare. In uno di essi si vede Ercole in mezzo della voluttà e della virtù, le quali non con femminili figure, come presso i Greci, ma con figure virili sono rappresentate.

[... e non ebber mai uno stile loro proprio]

§. 8. Il pregiudizio di coloro, che distinguer vogliono uno stile particolare dell’arte presso i Romani e diverso dal greco, nasce da due cagioni. Una è la falsa spiegazione delle figure rappresentate ne’ loro monumenti; imperocchè negli antichi lavori, dove nulla non v’è che preso non sia dalla favola greca (siccome nelle mie Ricerche sull’allegoria, e nella Prefazione ai monumenti antichi mi lusingo d’aver ben dimostrato), trovar vogliono espressi alcuni tratti della romana storia 1; e quindi inferiscono che sian opere di romani arti-


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  1. Qui l’Autore pare che non eccettui caso alcuno della storia romana rappresentato su i monumenti dell’arte; ma nella detta Prefazione ne eccettua i tanti monumenti, ove sono rappresentati i fatti degl’imperatori, e que’ tratti della più antica storia, confinante, o per meglio dire intrecciata colla favola, quali egli crede il ratto delle Sabine espresso in alcune medaglie, presso il P. Pedrusi I Ces. in metallo, ec., Tom VI. Tav. 8. n. 5., ed altri; l’augure Navio, che taglia la cote, presso Vaillant Num. imp. max. mod. p. 123.; e due altri fatti. Ammettendo questi, perchè non se ne potranno ammettere degli altri ancora? e perchè non farà lecito agli antiquari investigarli per ispiegare i monumenti: Alla storia, e fatti degl’imperatori Winkelmann doveva unire le statue erette ai tanti uomini illustri anche ai tempi della repubblica, delle quali egli parla qui appresso: doveva mettervi in una parola tutti i fatti respettivi di ogni tempo, come per esempio secondo Plinio lib. 35. cap. 4. sect. 7., il quadro, in cui nell’anno di Roma 490. M. Valerio Massimo Messala avea fatto dipingere la sua vittoria navale contro dei Cartaginesi, e di Gerone in Sicilia, esposta in un fianco della Curia Ostilia: così l’altro, in cui L. Scipione fece dipingere la sua vittoria asiatica, collocato nel Campidoglio; e quello di Lucio Ostilio Mancino, che il primo entrò in Cartagine, ove fece dipingere questa città, e l’assedio, onde l’avea circondata; e poi lo espose nel Foro di Roma. A queste pitture si può unire anche quella non ancor pubblicata del museo Ercolanese, in cui è espressa la morte di Sofonisba coll’assistenza di Massinissa, e di Scipione; il basso-rilievo del museo Capitolino, in cui è rappresentato un combattimento di gladiatori romani, riportato da Foggini Tomo IV. Tav. 51.; come potrebbe credersi romano lavoro un piccolo basso-rilievo in bronzo del museo Borgiano in Velletri, che daremo in appresso inciso in rame, ma ne parleremo meglio nell’indice dei rami; ed altri monumenti, che lunga cosa sarebbe voler qui tutti numerare. Lo stesso discorso faremo riguardo ai Greci, presso i quali egualmente si alzarono in tutti i tempi delle statue agli uomini celebri, e si dipinsero, o scolpirono in marmo e bronzo i fatti dei tempi, come battaglie, ed altri soggetti, che non hanno che fare colla storia eroica, o colla mitologia, e vengono riportati principalmente da Plinio nel libro 34, 35 e 36., e da Pausania in tutto il decorso della sua opera. Io dirò pertanto con queste osservazioni, che per ispiegare i soggetti dei monumenti antichi si debba in primo luogo ricercare nella favola greca, o storia eroica, come quella che è stara l’argomento principale dei greci artisti, e in parre anche dei romani, e degli etruschi; e in secondo luogo nella mitologia, e nella storia di queste altre nazioni, e nella storia greca di tutti i tempi.