Pagina:Storia delle arti del disegno II.djvu/15


presso i Greci, e loro Pittura. 9

considerarsi come una rarità il basso-rilievo in gesso d’una cappelletta nel cortile, detto περίβολος1, del tempio d’Iside a Pompeja, rappresentante Andromeda con Perseo, in cui la mano dell’eroe, che tiene la testa di Medusa, fu fatta interamente staccata dal muro: essa è caduta, ma si vede il luogo dove sporgeva, e v’è tuttora il ferro necessario per sostenerla2.

[Piccoli intagli rilevati in avorio] §. 6. Si lavorò anticamente pur molto in avorio3; e tutto ciò che in esso, o in argento, o in bronzo intagliavasi, venía detto toreutice4; intorno alla qual voce mal s’appongono sì i moderni che gli antichi interpreti, dandole il significato di un lavoro fatto al torno. Le parole τορευτικὴ, τόρευμα, toreuma5, τορευτὸς, e τορευτὴς usate ove si tratta de’ mentovati lavori, e degli artefici che vi si occupavano, non derivano già da τόρνος (torno, noto stromento de’ tornitori), a cui non si può riferire nessuno dei passi addotti da Enrico Stefano, come osservò egli medesimo; ma hanno la loro radice nel vocabolo τόρος, che significa chiaro, e propriamente si usa come epiteto d’una

Tom. II. B voce


  1. Paus. lib. 2. cap. 27. pag. 172., c. 29. pag. 179. lin. 5., cap. 32. pag. 186. lin. 28., cap. 34. pag. 193. lin. 17.
  2. Qui si può aggiugnere, che gli antichi lavoravano anche di smalto, facendone de’ bassi-rilievi, teste, e figure co’ suoi colori in tutte le parti simili a’ naturali, come osserva il Buonarruoti Osservaz. istor. sopra alc. medagl. prefaz. pag. XVII. con una testa di Fauno, e un altra d’un Sileno, e pag. XX.
  3. Ved. Tom. I. pag. 27. e segg.
  4. Fidia, al dire di Plinio lib. 34. cap. 8. sect. 19. §. 1. fu il primo che fece di tali lavori con buon successo, e poi vi riusci a perfezione Policleto, §. 2.: Primus (Phidias) artem toreuticen aperuisse, atque demonstrasse merito judicatur. §. 2.: Judicatur (Policletus) toreuticen sic erudisse, ut Phidias demonstrasse, Cosi credo, che possa spiegarsi quell’ aperuisse, atque demonstrasse: Vuol dire Plinio, che Fidia aveva introdotto l’uso più frequente di quei lavori (come pare che possa arguirti dai tanti artisti, che probabilmente tutti vissero dopo di lui, e vi si resero celebri, per attestato dello stesso l. 33. c. 12. sect. 55., lib. 34. cap. 8. sect. 19. §. 25.), ne aveva facilitata l’arte, e vi si era reso famoso per gli ornamenti fatti al Giove olimpico, come scrive lo stesso nel lib. 36. cap. 5. sect. 4. §. 4. Nè so accordarmi al signor Falconet, che nelle sue Notes sur trois livr. de Pline l'anc. liv. 34. chap. 8. pag. 80. 81. Œuvr. Tom. iiI. fa dire a questo scrittore, che Fidia il primo abbia scoperto, e insegnato l'arte di far bassi-rilievi in metalli, per poi convincerlo di errore coll’autorità di Anacreonte, che visse quasi cent’anni prima di Fidia, e ne parla nelle sue Odi 17. 18. e 51.; coll’esempio dell’arca di Cipselo descritta da Pausania lib. 4. cap. 17. pag. 419., e segg.; e degli altri fatti da Batticle, di cui parla questo medesimo autore lib. 3. cap. 18. pag. 255., non dicendo per altro l’età, in cui vivesse. Il nostro Autore, che nella prima edizione di questa storia era caduto nello stesso errore, che in questa seconda rimprovera agli altri, avea preso per lavori fatti al torno questi di Fidia.
  5. Virg. Cul. vers. 66.