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140 Progressi e Decadenza dell’Arte

leggendo gli autori che su quest’argomento hanno scritto, avranno ancor molto da aggiugnervi. Devono essi però nel contemplare i rimastici monumenti dell’arte greca aver per principio che in quelli nulla v’ha di piccolo, e ciò che sembra facile ed ovvio è per avventura simile all’uovo di Colombo. Nè si pretenda di tutte verificare in un mese o due in Roma le osservazioni da me fatte, ancorché abbiasi il libro alla mano. Siccome il più e ’l meno è ciò che distingue un artista dall’altro, così dalle piccole cose si conosce un buon osservatore; e ’l piccolo porta al grande. Altro è lo studio sull’arte degli antichi, altro è la scienza dell’antiquaria: in quella è difficile lo scoprire qualche cosa di nuovo, sebbene i pubblici monumenti dell’arte s’esaminino a quest’oggetto; ma riguardo all’arte, eziandio ne’ più conosciuti lavori, vi si può sempre trovare qualche parte o qualche rapporto inosservato. Il bello e l’utile non possono concepirsi al primo sguardo, come pretendea d’aver fatto certo pittor tedesco, che due sole settimane si trattenne in Roma: ciò che è difficile e di peso non resta alla superficie, ma dee cercarsi al fondo. L’uomo sensibile, al primo vedere una bella statua, rimane sorpreso, come colui che mira per la prima volta l’oceano: lo sguardo si perde a principio, ma continuando a mirare, cessa la commozione dello spirito, e l’occhio fatto più tranquillo passa dal tutto ad esaminare le parti. Un buon osservatore deve spiegare a sè stesso le opere dell’arte, come se avesse a esporre ad altri un antico scrittore; poiché avviene al guardar quelle, come a leggere un libro: si crede d’intenderlo quando si legge; ma non s’intende più quando si deve interpretare, e si richiede allora uno studio profondo ajutato da estese cognizioni: altro è leggere Omero, altro è leggendo tradurlo.


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