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100 Progressi e Decadenza dell’Arte

se non un’imitazione degli artefici posteriori fatta o per avere de’ modelli delle antiche opere1, o per copiare i simulacri divini dello stile più vetusto, onde conciliar loro una maggiore venerazione; poiché siccome un aspro tuon di voce, al dir d’un vecchio scrittore2, accresce energia e forza al difcorso, così una certa durezza nella figura fa maggiore impressione nello spettatore. Ciò non deve qui intendersi riguardo al solo nudo nelle figure, ma eziandio riguardo ai panneggiamenti, alla capigliatura, ed alla barba.

§. 19, Renderò quest’avvertimento più chiaro coll’esempio di due affatto simili bassi-rilievi della villa Albani, di cui daremo in questo Libro la figura. Ivi tutte le dee fono vestite secondo la più antica maniera etrusca; ma al vedere il tempio disegnato nell’ordine corintio, e al mirare nel fregio espresse delle corse e de’ cocchi, che sono indizio di arte greca, si prenderebbe quel basso-rilievo per un greco lavoro del più antico stile: nè il vestito delle figure disconverrebbe, poichè, come più volte s’è detto, l’antico greco all’etrusco s’assomiglia. Il contrario però inferir si deve dall’ordine delle colonne del tempio, che secondo Vitruvio fu un ritrovato de’ tempi posteriori; onde dobbiamo credere che imitato sia quanto nel basso-rilievo si scorge d’antico stile. Altronde il tempio non è punto fatto a somiglianza degli etruschi, poiché questi non aveano fregio: ed i mutuli del tetto aveano un grande sporto sopra le colonne del portale e sopra i muri della cella, in guisa che lo sporto de’ mutuli era uguale ad un quarto dell’altezza della colonna; e ciò faceasi, affinchè, non avendo la cella un portico all’intorno3, potesse il popolo starvi al coperto dalla piog-


gia.


  1. Costantin. Porphyrogen. Excerpta ex Nicol. Damasc. pag. 514. v. Τελχῖνες.
  2. Demetr. Phal. De eloc. §. CV.
  3. Non può dirsi che gli Etruschi non avessero il portico intorno a’ tempj, ed alle celle de’ medesimi, quando anzi ne furono essi gl’inventori, come si dimostra a lungo dal più volte lodato P. Paoli nelle sue Antichità di Pesto alla Dissertazione terza.