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rato? Queste domande però non sempre si fanno; anzi si ometton sovente dagli antiquarj, i quali in un monumento dell’arte sogliono illustrare del pari l'antico lavoro e ’l moderno rassettamento, e ci danno come un’idea dell’opera stessa ciò che è stato immaginato da chi ristaurolla. Eppure v’è in ciò spesso una gran differenza e principalmente nelle statue muliebri, ove in un’antica figura veggonsi delle parti sproporzionate, degli attributi che non convengono, il costume non osservato per colpa dell’artista che nel secolo decimosesto e ne’ seguenti l’ebbe a rassettare, senza avere le necessarie cognizioni e ’l vero spirito dell’antico1.
E’ certo che l’allegoria è una ricca ed ottima sorgente per l'invenzione, e perciò dovrebbono da essa scegliere gli artisti i soggetti delle loro opere. Winkelmann loro segnò delle nuove tracce, eziandio su questo campo. Le seguano, ma con meno artifizio, con maggiore semplicità2.
La seconda classe delle cose che hanno a farsi per l’avanzamento dell’Antiquaria è più generale. Noi siam’ora messi sul buon sentiere, ed abbiamo appreso a considerare i monumenti dell’arte come tali: quind’innanzi ciò che si è conservato degli antichi lavori, e ciò che si va giornalmente scoprendo, prenderà tutt’altro aspetto. Piccolo è il numero delle opere che mostrano il genio creatore, e la mano del grand’artista. Quello stesso sinistro fato per cui pochi scrittori classici de’ buoni tempi a noi pervennero, mentre infiniti libri o cattivi o inutili si conservarono, ha del pari influito sulle arti; ma per queste fortunatamente
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