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d e g l i E d i t o r i V i e n n e s i . |
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Sottentrò in appresso nel pensiere medesimo un altro amante delle belle arti, che a Winkelmann era stato anche unito intimamente sì per conformità di genio, e di studj, che di nazione, vogliam dire il signor consigliere Reiffenstein dimorante in questa città da molti anni, al quale noi professiamo per questa romana edizione non poche obbligazioni, che nella nostra prefazione distintamente vengono accennate: e se il monumento, che gli innalzò non fu sì magnifico all’apparenza; non fu certamente, per giudizio dei giusti estimatori, e all’affetto d’un amico, e alle virtù d’un antiquario men decoroso. Il Panteon, che è il più maestoso, ed intatto tempio, che ci sia rimasto dell’antica romana architettura, sembra che siasi, e meritamente, destinato a conservare le memorie di que’ rari genj, che sonosi più degli altri distinti nell’esercizio delle arti belle. Quivi è che primeggia la memoria del divin Raffaello col notissimo aureo distico latino del Bembo. Quivi s’incontrano con piacere i busti di Flaminio Vacca, di Pierin del Vaga, di Annibale Caracci, di Taddeo Zuccari ec.1. Quivi non ha guari si vide collocato il busto dell’Apelle sassone sig. Mengs per opera dell’illustre e dotto di lui amico sig. cavaliere Niccola de Azara, dei di cui particolari favori verso questa nostra edizione ci siamo pur anche fatti pregio di parlare innanzi; e quivi finalmente ebbe luogo, per impegno del culto cavalier francese fig. d’Agincourt, il busto del gran Pussino. Ben persuaso il sig. consigliere Reiffenstein, che tutti questi primarj artisti si sarebbero rallegrati di vedere in lor compagnia un gran letterato, il quale sebbene non fu artista, pure si è reso benemerito delle belle arti al pari di loro, illustrandone col più indefesso studio, e colla
- ↑ Antologia Romana 1782. Tomo VIII. num. XXVIII.