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liv P r e f a z i o n e


Scrisse pure in quel tempo un libro sullo stato attuale delle belle arti, e delle scienze in Italia; ma nol pubblicò, del che ignoriamo la cagione1. Fece molte aggiunte e correzioni al Trattato della pittura degli antichi di Francesco Giunio, pensando di fare una nuova edizione di quest’opera importante; e certamente avrebbe renduto un gran servigio all’Antiquaria se ciò avesse eseguito2.

Quando ebbe preparata la nuova edizione della sua Storia ec. pensò a fare un viaggio in Germania, e andare principalmente a Vienna, a Dresda, a Berlino, e a Gottinga.

A Vienna era stato sovente invitato da alcuni de’ più ragguardevoli signori, i quali in mezzo alla grandezza non isdegnano di amar le belle arti, di proteggerle e di studiarle. Ivi pur lo attraevano i monumenti dell’arte sì antica che moderna. A Dresda volea riabbracciare gli amici del suo cuore. A Berlino proponeasi di far tradurre in francese e pubblicare la sua Opera3; e a Gottinga andava sì per rivedere il sig. di Munchhausen, che per consultare quella celebre biblioteca, e que’ rinomati professobri, che tanto chiara ne rendono l’università4.


In

    la sua dichiarazione. Io sono stato, dic’egli, crudelmente ingannato da un uomo, che potea vantarli di essermi stato amico. Colmi nel tempo che io aveva in lui la più grande fiducia, m’ ha date delle notizie false intorno de’ quadri, che m’ha spacciati per antichi, ed erano di sua invenzione. Dopo di avermi in tal maniera ingannato, me ne ha fatto i disegni, due de’ quali sono incisi, e si trovano inseriti nella mia Storia dell’Arte. Io non ho avvertita questa impostura che dopo la sua partenza da Roma, e non ho trovato finora un’occasione opportuna di farne inteso il pubblico. Se non si fosse dovuto differire di fare una nuova edizione di quell’Opera, notabilmente accresciuta, e per la quale già tengo pronti i materiali, avrei profittato di questa occasione per confessare sinceramente il mio abbaglio. Ma siccome io sento che sia per esserne pubblicata una traduzione francese in Parigi, e se ne prepara una inglese in Londra, io mi sono creduto in dovere di dar fuori questa dichiarazione ec. „.

  1. Mi viene accertato, che il detto signor cardinale Alessandro dopo la morte di Winkelmann inviasse alla Corte Imperiale di Vienna una di lui opera in lingua tedesca, manoscritta, che dalla medesima Corte gli era stata richiesta. Dubito che possa esser quella, di cui si parla in questo luogo, che io non ho potuto trovare fra gli altri di lui manoscritti.
  2. Huber alla pag. CXII. parla di quest'opera dell’Autore, e dice di averla veduta, ma che altro non contenga, che un’estratto del trattato di Giunio sulla pittura degli antichi.
  3. La volea far tradurre in Berlino, ma poi la voleva dare alle stampe in Roma, e a sue spese, come scriveva al signor Heyne nella citata lettera del mese di gennajo 1768. presso Huber pag. CXXVI.
  4. Dice Huber pag. LXXII., che fosse invitato con delle vantaggiose proposizioni a