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d e g l i   E d i t o r i   V i e n n e s i . xlvij

per andare a Dresda, ove meglio prepararsi al suo viaggio, e prender que’ lumi che ancor gli mancavano.

A tal oggetto volle passare un anno presso il sig. Oefer celebre artista (e or direttore dell’Accademia di pittura a Lipsia) il quale, sebbene nato in Ungheria, pur a ragione dirsi deve l’onor della Germania, e per la lunga dimora che v’ha fatta, e per aver fondata una scuola tedesca delle belle arti1. Tutto impiegò Winkelmann quel tempo a studiare le arti del disegno e le loro regole per formar un occhio sicuro, nel che acquistò una grandissima abilità. Esaminò colla maggior diligenza la celebre galleria di Dresda, certi e fondati giudizj portando su i capi d’opera che vi si ammirano; poiché il suo occhio non era stato guasto dal vedere ciò che in termine dell’arte dicesi manierato. La verità, l'armonia, la bellezza erano la regola de’ suoi giudizj. Egli sommamente sensibile era e del pari pronto a concepire le cose; e ad una lettura immensa congiunta avea una memoria tenace e prontissima.

Monsignore Archinto, essendo stato destinato nunzio a Vienna, raccomandò Winkelmann al P. Pau confessore del re di Polonia2; e avendo allora mostrato desiderio che egli desse qualche pubblico saggio del suo sapere e de’ suoi talenti, questi pubblicò i suoi Pensieri sull'imitazione degli antichi lavori: libro di cui ebbe in seguito a dir l’Autore stesso che aveva avuta un’accoglienza cui non meritava; ma fu egli il solo a così giudicarne. Non mancò però in Dresda chi criticollo, riprendendolo principalmente, perchè in un’


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  1. A riguardo ell’amicizia tra il nostro Autore, e quello valente Professore, noi abbiamo messo in fronte di questa nostra edizione il rame inciso sul disegno fatto da lui, e già inserito nella suddetta traduzione francese fatta in Lipsia dal signor Huber. La descrizione del medesimo si darà colla descrizione degli altri rami in fine dell’opera.
  2. Huber lo chiama sempre Rauch, pag. XLIX., LIK., LXIX., e cosi Winkelmann parimenti nella citata lettera al conte di Bunau pag. I., e nell’avvertimento premesso alle sue Osservaioni sull’Architettura degli Antichi, riportato in questa parte l. c. pag. LXXXIII.