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444 D e l   P a n n e g g i a m e n t o.

[Toga.] §. 11. Tanto è stato scritto intorno alla sopraveste ossia toga de’ Romani, che le ricerche portate tropp’oltre, in luogo di ben determinarne la vera forma, lasciano il leggitore nell’incertezza; ed hanno accresciute le difficoltà ove si pretendeva di scioglierle. Egli è certo però, a mio parere, che quando leggiamo in Dionisio, che la toga era fatta a foggia d’un semicircolo, ἡμικύκλιον, non dobbiamo già intendere che tale fosse il taglio della toga, ma che tal forma prendesse quando mettevasi indosso1. Forse la toga metteasi piegata a varj doppi, come il manto de’ Greci, e con quella osservazione potranno sciogliersi molte difficoltà che nascono intorno alla forma di essa.

§. 12. Chechè siane però, agli artisti, pe’ quali principalmente io scrivo, bastar può il sapere che bianco era il color della toga, e che dovendo far figure vestite alla romana, possono imitarne la forma dalle statue.

§. 13. Metteasi la toga in una maniera particolare, che chiamavasi cinctus gabinus, usata nelle sacre funzioni, e principalmente all’occasione de’ sagrifizj2. Eccone la forma. La toga tiravasi su fino alla testa in guisa che l’angolo sinistro, lasciando libero il destro omero, veniva a cader sulla spalla sinistra, ed attraversava il petto, ove coll’estremità dell’angolo destro era ravvoltolato, e formava come un nodo3; ma ciò non ostante la toga arrivava fino ai piedi. Questa


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  1. Dionisio d’Alicarnasso Ant. Rom. l. 3. cap. 61. princ. Neppur questa spiegazione io posso ammettere. Dionisio mostra di non parlare della forma della toga quale sarebbe mettendosela indosso; ma quale era di forma allorché una ne fu presentata dagli Etruschi al re Tarquinio, dicendola semicircolare; e facendo osservare, che perciò era diversa dall’abito dei Lidj, e dei Persiani, il quale era quadrato. La forma semicircolare si arguisce poi ad evidenza dal vedere alla toga una, o due punte, o angoli, uno avanti, e l’altro dietro alla persona, che la porta; come si vedono a tante figure, tra le altre a quelle, che dà il sig. Lens Le Costume ec. pl. 36. 37. e 38., Bartoli Admir. Antiq. Rom. Tab. 41. e 42., alle quali si vedono anche i fiocchetti, come a quelli della cit. pl. 38. presso Lens; e come precisamente se ne vede uno alla figura etrusca riportata dal Demstero De Etr. reg. Tom. I. Tab. 40. Si legga anche Rubenio De re vest. lib. 2. cap. 7., Ferrario Anal. c. 38., Lens loc. cit. liv. 5. chap. 2. pag. 261. segg.
  2. Lucano lib. 1. vers. 596., Prudenzio Peri Steph. hymn. ult. v. 1015. Ved. Pitisco V. Cintus gabinus.
  3. Servio ad Æneid. lib. 7. vers. 612.