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D e l   P a n n e g g i a m e n t o. 421

cio: diffatti n’esce il sinistro: sulla destra v’è gettato il panneggiamento; ma ciò non ostante si vede l’apertura.

[Preteso velo delle Vestali.] §. 31. Le figure, nelle quali il panno o ’l manto è tirato sin sulla tefta, vengon generalmente prese per Vestali, sebbene altronde fosse quella un’usanza comune a tutte le donne. Tutti s’accordano gli Antiquarj a credere che rappresenti una Vestale certa testa nella Farnesina, che ha velato il mento, non considerando che le manca l’attributo principale, cioè l’infula, ossia la larga fascia sul capo, che cade poi sugli omeri1. Così sono effigiate due teste mentovate da Fabretti2, una incisa col suo busto su una lamina rotonda, e l’altra su un’onice. Su quella è scritto all’intorno il nome della persona: BELICIAE MODESTE, e interiormente presso al busto V. V., che il mentovato scrittore legge VIRGO VESTALIS. Nella gemma sotto la figura sta fritto NERVIRV, parola che lo stesso crede composta di tre voci abbreviate, e così le compie: NERATIA VIRGO VESTALIS. Una Vestale sarebbe pur riconofcibile per un panno o velo particolare di forma quadrilunga, che portavan in capo, e chiamavafi suffibulum. La mentovata infula pende addoppiata sul petto ad una figura di grandezza più che naturale nel palazzo Barberini, a cui è stata rimessa una moderna testa d’Iside.

[Modo di vestirsi]

§. 32. Il vestito degli antichi era piegato e compresso, e tal era principalmente dopo d’essere stato lavato; il che di frequente succedeva a cagione de’ panni bianchi che le donne portavano ne’ più antichi tempi3. Che l’uso vi fosse di soppressare i panni, appare dalle soppresse medesime di cui trovasi fatta menzione4; e ne’ panneggiamenti


stessi


  1. Prudent. Contra Symm. lib. 2. v. 1085. [ Servio ad Æneid. lib. 10. vers. 538., S. Isidoro Origin. lib. 19. cap. 30.
  2. De Col. Traj. cap. 6. pag. 167. [Riportate anche dal Buonarroti Osserv. istor. su alcuni medagl. Tav. 36. num. 1. e 3., e illustrate più diffusamente.
  3. Hom. Iliad. lib. 3. vers. 419., Hesiod. Opera & dies, vers. 198.
  4. Turneb. Advers. lib. 23. cap. 191.