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382 D e l   B e l l o   c o n s i d e r a t o

[Mani...] §. 2. La beltà d’una mano giovanile nelle antiche sculture consiste in una moderata pienezza, con tratti appena sensibili, e simili a dolci ombreggiamenti, nei nodi delle dita, ove formansi delle fossette. Le dita sono fusellate con una gentile e regolar diminuzione, come ben formate colonne: non v’è indicata la piegatura de’ nodi, né l’ultima articolazione curvali innanzi, qual si vede generalmente nelle moderne statue, ove anche le ugne sogliono essere soverchiamente lunghe. I poeti chiamano belle le mani di Pallade1, e belle pur le mani di Policleto2, artista nelle cui opere ammiravasi principalmente la bellezza di questa parte del corpo. Alcune belle mani antiche si sono fino a noi conservate: fra le virili una ne ha quel figlio di Niobe che sta per terra disteso, ed un’altra un Mercurio che abbraccia Erse, nel giardino dietro al palazzo Farnese: fra le femminili una ne è rimasta all’Ermafrodito della villa Borghese, ed amendue, il che è rarissimo, alla mentovata figura di Erse3.

[...gambe... ] §. 3. L’Apollo Sauroctono (uccisor di lucerte) nella villa Borghese, l’Apollo con un cigno ai piedi, e Bacco

nella villa Medici sono senza dubbio fra le antiche statue


quel-


    „ suo giudizio sul Giove olimpico, anche in questo particolare si mostra poco intelligente dell’arte, allorché dice, che gli artefici attesero unicamente a formar bello il viso, poco curandosi delle altre parti„. Plutarco non parla nel luogo citato del Giove olimpico, nè dice che i pittori facessero bello il viso, ma che cercavano di farlo somigliante.

  1. Anthol. lib. 7. num. 100. v. 1. p. 731.
  2. Ibid. num. 109.pag. 732. [Questo poeta non dice belle le mani di Policleto; ma le desidera per farne ritrattare le belle forme di una donzella; come per la stesa ragione desidera quelle di Prassitele:

    Ubi sunt Praxiteles? ubi vero manus Policleti,
    Quæ prius artibus spiritum exhibebant?
    Quis comas Melites bene fragrantes, & ignitos
    Oculos, & cutis fulgorem figuravit?
    Ubi formatores, ubi sunt qui poliunt lapides? Fas erat huic
    Formæ templum habere, ut sacrorum simulacrorum.

  3. Nel Museo Pio-Clementino ha le mani, e i piedi antichi un giovinetto Cesare tenente il parazonio, e il putto sedente coll’occa. Tra i frammenti dello stesso ricchissimo Museo vi è il braccio, e mano destra di una Pallade; e hanno i piedi antichi quasi tutte le più celebri statue. Due mani femminili di grandezza naturale in marmo pario bellissime quante altre mai, trovate in uno scavo alcuni anni sono, le possiede il signor principe Borghese. La mano sinistra tiene una farfalla alludente all’anima; e la sinistra ha una tibia. Fu trovata vicino ad esse una piccola face, sulla quale forse dovea stare la farfalla, per significare Amore, che riscalda l’anima.