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di Pancraziaste le orecchie, ma quando anche avesse negato d’essersi nella palestra esercitato, smentito l’avrebbe il suo esterno contegno che era d’un lottatore: πᾶσαν σχέσιν ἀθλητικὴν ἐπιφαίνων: e siccome è il solo, per quanto io so, fra tutt’i filosofi, di cui ciò il racconti, quindi appare essere assai verosimile la mia conghiettura. In oltre da siffatte orecchie conchiudo che il bel busto di bronzo del museo d’Ercolano, rappresentante un giovanetto, il quale ha la forma d’un Erme, su cui si legge il nome dello scultore Apollonio figlio d’Archia ateniese1, sia il busto d’un giovane lottatore, anziché di Cesare Augusto nella sua giovinezza; tanto più che non ha con quello nessuna somiglianza. Osservo per ultimo che una statua del Campidoglio, la qual dicesi un Pancraziaste, potrebbe ben non esserlo, poiché le orecchie sue non hanno la decritta forma2.

[De’ capelli.] §. 32. I capelli erano, non men delle orecchie, una parte intorno a cui gli antichi maestri studiavansi di tutto mostrare il loro sapere; onde possono del pari servir d’indizio a distinguere gli antichi lavori dai moderni, essendo quelli da quelli assai diversi, sì nella disposizione de’ capelli, che nel modo dell’esecuzione. De’ capelli sopra la fronte ho già parlato dianzi, ove ho pur indicato3 come per la diversa forma loro e Giove ed Ercole ed altre divinità si distinguano.

§. 33. Il lavoro de’ capelli era diverso secondo la qualità della pietra che lavoravasi; nelle pietre dure scolpivansi come

Tom. I. B b b se


  1. Bronzi d'Ercol. Tav. 46. & 47.
  2. Mus. Capit. Tom. iiI. Tav. 61. [Dopo tutto questo trattato su tali Atleti io penserei che dovessero chiamarsi anzi Pugili, che Pancraziasti. Questo è un nome generico, che, siccome nota l'istesso Winkelmann al luogo citato dei Monumenti, si dava a quelli, che erano bravi in ogni sorta di giuochi, sapevano a tempo usare di quella forza, e mezzi necessarj per ogni giuoco; ma non già nel Pugilato coi Cesti, che al dire di Fabro l. c. cap. 9. era loro vietato, Pugili al contrario erano quelli propriamente, che si battevano a pugni, o fosse col Cesto, o senza. Né Pancraziasti si farebbero potuti dire quegli Spartani, de’ quali parla Platone loc. cit.; poichè il Pancrazio egualmente che il Cesto era loro proibito, come scrive Seneca al luogo parimente citato sopra pag. 375.
  3. pag. 286. e 287.