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n e l l e   v a r i e   f i g u r e , e c. 341

pria volontà resero ai Generali di Roma un tal omaggio; e Plutarco1 cel racconta di Tigrane re d'Armenia allorché presentossi a Pompeo. Giunto egli al campo de' Romani consegnò la sua spada ai littori che vennergli incontro, e fattosi innanzi a quel Generale, depose ai di lui piedi il suo cidaro, e prostrossegli riverente2.

§. 24. Quanto abbiano trascurato i moderni artisti questo principio degli antichi, si può vedere, per omettere altri esempi che addur potrei, in un basso-rilievo della fontana di Trevi a Roma, fatto alcuni anni addietro, ove rappresentasi l'architetto di quella fabbrica con un ginocchio piegato, offrendone il piano a M. Agrippa. Ometto che questo celebre Romano ha una lunga barba3, il che è contrario a tutte le effigie che di lui ci restano sì sulle monete che ne' marmi.

[Osservazioni generali su l'espressione delle passioni violente.]

§. 25. Nelle opere pubbliche degli antichi non veggonsi mai espresse passioni smoderate e violente; e può questa osservazione servir di norma a discernere i lavori degl'impostori dai veri antichi monumenti4. Si può pur essa applicare ad una medaglia, su cui sono coniate le figure d'un Assiro e d'un'Assira presso ad un palmiere, in atto di strap-


parsi


  1. in Pomp. oper. Tom. I. pag. 637. A.
  2. Plutarco taccia Tigrane di viltà per questo gettarsi ai piedi di Pompeo, benché volesse darsegli prigioniere. Non potrebbe dirsi, che Tigrane volesse fare un atto d'ossequio a quel vincitore nel modo che si era sempre fatto tra i popoli dell'Asia, come notò il signor Goguet Della Orig. delle leggi, ec. Par. I. Tom. I. lib. VI. capo I. p. 269.?
  3. Non ne ha per niente. Voleva forse intendere il nostro Autore o dell'istesso architetto, che mostra di averne un poco; oppure di un altro militare, che sta nell'alto-rilievo dalla parte opposta a quello, di cui egli parla, che è ugualmente alto, e potrebbero dirsi amendue tutto rilievo, non basso.
  4. Non è impostura, né lavoro moderno il basso-rilievo del Museo Capitolino riportato nel Tom. IV. Tav.40., ma un lavoro antico, quantunque paja, che non abbia avuta l'ultima mano dall'artista. Vi si rappresenta la combustione di un cadavere; e il dotto espositore di esso crede, che vi sia rappresentata la combustione del cadavere di Meleagro rammentata da Ovidio Metamorphos. lib 8. v. 538. Vi sono alcune donne, che in atteggiamenti diversi mostrano la loro estrema angoscia. Una sta colle braccia alzate in alto, ed ha in volto un'aria molto dolente; un'altra sta vicino al rogo strappandosi con amendue le mani i capelli; e un'altra con uno stilo in petto si ammazza. Quelle, secondo il lodato Foggini, sarebbero le sorelle del defonto; e la terza, Altea sua madre, che disperata di avergli da lei medesima accelerata morte, si uccise; come scrive lo stesso Ovidio vers. 530.:

    ......Diri sibi conscia facti
    Exegit pœnas, acto per viscera ferro.