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322 D e l   B e l l o   c o n s i d e r a t o

[Ninfe..] §. 18. Perciò che riguarda le Ninfe, ognuno degli dei maggiori avea le proprie, e a quelle aggregare pur si possono le Mufe, come Ninfe d’Apollo. Le più conosciute però sono quelle di Diana, odia le Oreadi, le Ninfe degli alberi chiamate Amadriadi, le Ninfe del mare, cioè le Nereidi, e con esse le Sirene1.

[Muse...]

§. 19. Le Muse, che rappresentate veggonsi su molti antichi monumenti, hanno atteggiamenti, positure, ed azioni molto diverse. Melpomene, Musa tragica, anche senza i proprj attributi, pure agevolmente si può distinguere da Talia, Musa della commedia: e questa, per tacer delle altre, distinguesi da Erato e da Tersicore, Muse del ballo. Alla proprietà caratteristica di queste due ultime Muse non hanno posto mente coloro, i quali della famosa statua del palazzo Farnese leggermente vestita, e alzantesi colla destra la tunica alla foggia delle danzatrici, si sono avvisati di farne una Flora (sotto il cui nome oggidì è conosciuta) coll'aggiungervi nella sinistra mano una corona. Nello stesso modo, senza fare molte ricerche, si è dato il nome di Flora a tutte le figure muliebri che hanno coronato di fiori il capo. Io so ben che i Romani aveano una dea Flora2; ma so altresì che tal dea fu ignota ai Greci, de’ quali son lavoro le mentovate statue. Or siccome vi sono molte statue di Muse maggiori dell’umana grandezza, ed una di queste, cangiata poscia ia un’Urania3, sta nel palazzo medesimo; così io tengo per fermo che la pretesa Flora sia piuttosto una statua di Erato o di Tersicore, che della dea de’ fiori4. Riguardo alla


Fio-


  1. Veggasi il signor abate Amaduzzi Monum. Matthæj. Tom. iiI. cl. 10. Tav. 53. fig. 1. pag. 95. segg.
  2. Può vedersi monsignor Bottari Museo Capitolino Tom. iiI. Tav. 45. pag. 92. segg., che lo prova diffusamente.
  3. È sempre stata coi simboli di Urania, e tale provata das signor abate Visconti Museo Pio-Clement. Tom. I. Tav. 25. p. 49.
  4. Essendo questa, statua nello nello stesso atteggiamento della figura sul candelabro già di Barberini, ora del Museo Pio-Clementino, poteva il nostro Autore crederla una Venere, come sopra pag. 177. e 316. ha creduta quella, e come è stata chiamata da altri, e ultimamente sulla tavola in rame, che ne ha