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d e g l i E d i t o r i V i e n n e s i . |
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posizione dell’Apoteosi d’Omero fatta da Cuper. Il disegnatore ha presa la Tragedia per una figura virile, e non ha fatto caso del coturno, comechè sul marmo sia ben visibile. Ha dato altresì alla Musa che sta all’ingresso della caverna un rotolo scritto, in luogo del plettro che tiene in mano. D’un sacro tripode lo spositore ne vuol fare un Tau egiziano1, e sul manto della figura che sta innanzi al tripode s’immagina di vedervi tre capi o angoli, che non vi fono diffatti.
Egli è quindi difficile, anzi poco men che impossibile di scrivere con fondamento sugli antichi lavori se non abbiansi questi sott’occhio. E’ più difficile ancora di ben istudiare le arti del disegno, e imparare a ben conoscerle sulle opere stesse degli antichi, le quali, se cento volte s’esaminano, sempre offrono qualche cosa di nuovo. Pertanto in ciò ben pochi sono versati, perchè i più son simili a coloro che s’immaginano di farsi dotti leggendo i giornali, e vogliono quelli discorrere del Laocoonte, come questi d’Omero anche alla presenza di chi abbia impiegati molti anni a studiar l’uno e l’altro; ma questi parlano del divin poeta come la Mothe, e quei della più perfetta statua come l'Aretino. Generalmente coloro che scrissero sull’Antiquaria sono come i torrenti, che gonfiansi quando l’acqua è superflua, e sono a secco quando sarebbe necessaria„.
- ↑ Nella prima traduzione francese, e in quella italiana di Milano qui si leggeva, corda egiziana, in vece di Tau egiziano, come dice Cupero nella prefazione alla citata esposizione dell’Apoteosi d’Omero, che può vedersi riportata anche nel citato tomo del supplemento di Poleno alle Antichità Romane, col. 1. Il cambio era troppo assurdo, e più assurdo di quello che fa Cupero. Huber, che lo rileva pure nella sua prefazione pag. XVIII., crede che il traduttor francese, e forse potrà dirsi lo stesso del milanese, se non ha ricopiato il primo senza badare al senso, abbia fatto uso del vocabolario tedesco, nel quale Tau, Tauwerk significa corda. Prima di Cuper avea creduto quello tripode un Tau il P. Kirchero, e dopo di lui Spanhemio, Heinsio, Gronovio, riportati da Schott nella sua nuova spiegazione della detta Apoteosi cap. 2., nello stesso tomo di Poleno col. 301. e segg. Egli poi nel capo 5. n. iiI. col. 338. e segg. a lungo prova essere veramente un tripode.