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292 D e l   B e l l o   c o n s i d e r a t o

no d’un ordine inferiore. Le più belle tra le loro statue ci rappresentano una giovinezza matura e bella, in perfetta proporzione formata. Si distinguono però da’ giovani eroi per un certo profilo comune e un po’ triviale, o pel naso compresso, onde a ragione chiamarsi potrebbono simi; e più ancora si distinguono per mezzo d’una certa innocenza e semplicità che loro si legge sul volto, unita ad una grazia particolare, di cui parlerò più sotto, trattando della grazia. Tal era l'idea generale che aveano i Greci di quelle divinità1.

§. 7. Siccome trovansi in Roma più di trenta statue di giovane Satiro somiglievoli fra di loro nella positura e nell’atteggiamento, è ben verosimile che siano esse altrettante copie del famoso Satiro di Prassitele, che vedeasi in Atene2, e dall’artista medesimo giudicavasi essere la più perfetta delle sue opere. Dopo di lui i più celebri scultori di questa specie di figure furono Pratino ed Aristia di Fliasio presso a Sicione, e certo Eschilo3. Gli artisti talor davano ai Satiri una ciera ridente, e facean loro sotto il mento due capezzoli pendenti a somiglianza delle capre4: tale è una delle più belle teste dell’antichità riguardo alla maestría del lavoro, che appartenne altre volte al celebre conte Marsigli, ed or si vede nella villa Albani5. Il bel Fauno dormente nel pa-


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  1. I Satiri, e i Fauni, come i Sileni, i Titiri, i Silvani, erano numi de’ boschi, e delle campagne. Gli antichi li confondevano spesso; ma però erano distinti nella figura, e si credevano anche diversi di origine. I Pani, i Satiri, i Titiri, e i Sileni eran proprj de’ Greci, e da quelli passarono ai Romani, de’ quali erano proprj i Silvani, e i Fauni presi dagli Aborigeni, e forse anche dai Toscani. Veggansi gli Accademici Ercolanesi De’ Bronzi Tom. iI. Tav. 38. pag. 145., e il signor abate Visconti Museo Pio-Clementino Tom. I. Tav. 46. pag. 82. e 83.
  2. Paus. lib. 1. cap. 20. pag. 46. lin. 10. [ Ateneo lib. 13. cap. 6. pag. 591. B.
  3. Paus. lib. 2. cap. 13. pag. 141. lin. 33.
  4. Laciniæ a cervice binæ dependentes, Plinio lib. 8. c. 50. sect. 76. [ Da Varrone De Re rust. lìb. 2. cap. 3. dette mammulæ pensiles, da Columella lib. 7. cap. 6. verruculæ, da Festo noncolæ, e da altri anche fichi, come osserva Bochart Hieroz. l. 6. c. 6. Si vedono a un bel Fauno giovane dormente sopra un sasso tra i bronzi d'Ercolano Tom. iI. Tav. 40., e in altro alla Tav. 42., che rappresenta un Fauno più vecchio, o un Sileno disteso sopra una pelle di fiera, e appoggiato a un otre. Sono molto visibili anche al bellissimo Fauno in marmo rosso del Museo Pio-Clementino T. I. Tav. 47.
  5. Fu scoperta presso il famoso sepolcro di Cecilia Metella, e stette alcun tempo nell’Istituto di Bologna, ove la videro Breval, e Keysler, che ne parlano.