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xxviij | P r e f a z i o n e |
Richardson descrive le ville e i palazzi di Roma, come uno che abbiali veduti in sogno. Diffatti sì breve è stato il suo soggiorno in quella capitale, che molti non gli ha punto veduti, e gli altri non ha potuto vederli che di passaggio. Fra gli abbagli presi non è stato certamente leggiero quello di spacciar per antica una pittura a fresco fatta da Guido1, eppure il suo libro, malgrado i molti difetti, tiensi per uno de’ migliori nel suo genere.
I viaggi di Keysler, in ciò che risguarda le opere dell’arte, sì di Roma, che delle altre città d’Italia, non meritano nessuna attenzione, avendo egli copiato il tutto dagli autori i meno accreditati, e principalmente dal Pinaroli.
Manilli che ha scritto con molta diligenza il ragguaglio degli antichi lavori della villa Borghese, pur ha omesso di parlare di tre opere delle più ragguardevoli, una delle quali rappresenta Pentesilea regina delle Amazzoni, che va a Troja ad offerire soccorso a Priamo; l'altra, Ebe che, essendo privata dell’uffizio dato da Giove a Ganimede di versar l’ambrosia ne’ celesti conviti, implora in ginocchio la clemenza delle dee; la terza è una bell’ara, su cui v’è rappresentato Giove a cavallo d’un Centauro. Stando questa in una cantina del palazzo non era stata finora osservata2.
Mont- |
- ↑ Traité de la Peint. Tom. iiI. prim. part. p. 275.
- ↑ Vedi la figura e la descrizione di questi tre pezzi antichi ne’ Monumenti antichi inediti, il primo nella P. iI. cap. 19. n. 137. p. 185., il secondo P. I. cap. 4. n. 16. p. 15., e il terzo ibid. cap. 3. §. 4. n. 11. p. 11. [Manilli, che ci ha data in lingua italiana la descrizione della villa Borghese nell’anno 1650., era guardarobba nel palazzo della medesima. Una tale definizione fu tradotta in latino, e inferita nel gran Thesaurus Antiquitatum, & Historiarum Italii. &c. tom. VIII. par. IV. In appresso molti altri hanno cercato d'illustrare, e rendere più celebri le rarità, e pregi di quella villa, come Montelatico, Lepo-
cessario, che desse una qualche idea di quella nazione, delle guerre, che avea dovuto sostenere coi Romani, e del carattere di tali prigionieri, per far vedere che nella persona di essi combinavano bene le circostanze de’ tempi, e tutto il contesto delle statue. Sarebbe desiderabile, che tutti quelli, che prendono ad illustrare qualche pezzo di antichità, il facessero collo stesso impegno, esattezza, e copia di erudizione, con cui scrisse questo anche in tante altre cose dottissimo Prelato. Se poi esse statue rappresentino veramente due re traci, come dice il nostro Autore; o due re numidi, come dice Monsignor Braschi, si vedrà meglio a suo luogo nel!’opera lib. XI. cap. I. §. 17.