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264 | D e l l e A r t i d e l D i s e g n o |
d’occhio comprenderli; onde paragonarli insieme, e formar de’ principj coi risultati delle mie osservazioni.
§. 2. Ma dond’avvien mai che mentre d’ogni altra scienza si sono determinati i principj, non siansi fissati ancora i fondamenti della bellezza e delle arti del disegno? Ciò, a mio credere, nasce da due cagioni: da una non so quale inerzia dello spirito umano, per cui difficilmente pensa da sé stesso, e da un certo scolasticismo introdotto da coloro che su tale argomento hanno scritto. I monumenti dell’arte antica, simili a quelle bellezze cui non si spera mai di possedere, possono bensì riscaldare alcun poco l’immaginazione, ma non giungono mai a commovere il cuore. Altronde gli storici dell’arte pieni d’una pesante erudizione, o copiandosi l’un l’altro, hanno soffocata la sensibilità; e nulla ispirando all’anima de’ loro leggitori l’aggirano in un labirinto di sottigliezze, e l’affaticano con istudj penosi, dai quali una sola idea giusta e sublime per avventura non raccolgono.
§. 3. Queste sono le cagioni, cred’io, per cui non si son fatte su questo importante argomento profonde filosofiche ricerche. Possa io trattarne come il soggetto lo richiede! E’ la bellezza, dopo Dio, il più sublime oggetto, di cui occupar si possa l’umano spirito.
§. 4. Per serbare qualche ordine nell’esaminare la bellezza parleremo prima del nudo, che comprende anche i bruti, indi de’ panneggiamenti. Il disegno del nudo fondasi sulla cognizione e sull’idea del bello; e quest’idea consiste in parte nelle misure e rapporti, e in parte nelle forme, la bellezza delle quali era, al dir di Cicerone1, l’oggetto
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- ↑ De Fin. lib. 2. cap. 34.
La medesima lettera essendo incisa su un busto, di cui fa menzione un’iscrizione greca, è un altro argomento donde rilevasi che quel busto occupane il settimo luogo fra gli altri nel tempio di Serapi. A ciò non avendo avvertito il traduttore dell’iscrizione, ha ommessa la lettera H, come insignificante e inutile. Per la stessa ragione io penso che la N incisa sul torso d’un’Amazzone del museo Capitolino, indichi che la statua fosse la tredicesima di quelle tra le quali era collocata.