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256 | D e l l e A r t i d e l D i s e g n o |
proprie figure sedenti presso le statue di Esculapio e d’Igea, che sculte aveano in Argo1. Effigiato in marmo stava Chirisofo2 presso l’Apollo da lui lavorato in Tegea; Alcamene fu collocato in basso-rilievo in cima al tempio d’Eleusi3; e Parrasio e Silanione erano venerati nelle pitture, ch’essi aveano fatte di Teseo4.
§. 21. Altri artisti incisero il proprio nome sulle loro opere, e vedeasi quel di Fidia a’ piedi del Giove olimpico5; come su diverse statue dei vincitori in Elide era inciso il nome di chi aveale scolpite6: nella quadriga di bronzo, che Dinomene avea fatta formare in onore di Jerone suo padre re di Siracusa, leggeasi in due versi che Onata era stato di quell’opera l’artefice7. Quell’uso però non era sì generale, che conchiuder quindi si possa che le statue tutte comunque pregevoli, ove lor manchi il nome dello scultore, debbano riputarsi lavoro de’ secoli posteriori8. Siffatti sbagli non possono perdonarsi se non a coloro, i quali non hanno veduto Roma che in sogno, o pretendono, siccome generalmente avviene, d’averla tutta esaminata in un mese.
§. 22. La gloria e ’l ben essere dell’artista non dipendeano già dal capriccio d’un’orgogliosa ignoranza, né dal cattivo gusto e dall’occhio mal formato d’un grande, creato giudice dall’adulazione, o dalla vile schiavitù; ma i più faggi della nazione giudicavano e premiavano gli artisti e le opere loro al cospetto di tutta la Grecia adunata9. A Del-
fo |
- ↑ Paus. lib. 2. cap. 23. pag. 163. in fine.
- ↑ Idem lib. 8. cap. 53. pag. 708. lin. 10.
- ↑ Idem lib. 5. cap. 10. pag. 399. in fine.
- ↑ Plut. Thes. pag. 2. E. op. Tom. I.
- ↑ Paus. lib. 5. cap. 10. pag. 397. in fine.
- ↑ Idem lib. 6. cap. 3. p. 456. in fine. [ Era una sola di Cherea fatta da Asterione figlio di Eschilo.
- ↑ Idem lib. 8. cap. 42. pag. 688. princ.
- ↑ Gedoyn Hist. de Phidias, Acad. des Inscript. Tom. IX. Mém. pag. 199. ha creduto distinguersi dagli altri con questa sua opinione [ credendo cioè, che siano opere de’ Greci in Roma sul fine della Repubblica, o principio dell’Impero ]; e eno scrittore inglese assai superficiale (Nixon’s Essay on sleeping cupid. p. 22.), che pur ha veduta Roma, ha buonamente ripetuta la medesima cosa.
- ↑ Veggasi in Pausania pl. in loc., con quanta prudenza, integrità, e giustizia si
rito personale, Platone in Menex. op. T. iI. pag. 238. D.^