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d e g l i   E d i t o r i   V i e n n e s i . xxv

a persuadermi che un uomo, senz’aver cognizione dell’arte, possa di questa scriverne degnamente.

Nelle magnifiche e dispendiose opere di coloro che hanno pubblicate e descritte le antiche statue non isperisi mai di ritrovare delle notizie essenziali sull’arte. Dovendosi nella descrizione d’una statua indicare le fonti della bellezza che vi si scorge, e le particolarità dello stile in cui è stata disegnata e scolpita, è necessario di tutte esaminare le parti, prima di portar giudizio sull’opera intera. Ma quale scrittore ha ciò fatto sinora? chi ha esaminate le statue con occhio d’illuminato artista? Quel che sull’arte è stato scritto a nostri tempi è da mettersi del paro colle statue descritte da Callistrato1, meschino sofista, che avrebbe potuto descriverne dieci volte tante senz’averne mai veduta nessuna. Al leggere siffatte descrizioni si ristringono le nostre idee, e par che s’impiccolisca quel che v’ha di più grande.

Basta a tali scrittori il panneggiamento per decidere se un lavoro greco sia o romano; e sol che veggano un manto attaccato sulla spalla sinistra e da essa cadente, giudican tosto esser quella opera di greco scarpello, anzi nella Grecia stessa eseguita2. Alcuni si sono perfino avvisati di riconoscere la patria di colui che ha gittata la statua equestre di M. Aurelio dal ciuffo del cavallo, poichè, avendo questo ai loro occhi qualche somiglianza colla figura d’una civetta, pretendono che ateniese ne fosse il fonditore3. Perchè una buona figura da loro tengasi per greco lavoro,


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  1. Queste descrizioni in numero di 14. si trovano tra le opere dei Filostrati.
  2. Fabretti Inscript. cap. 5. n. 293. p. 400. [Su quello punto parlerà più a lungo l’Autore nell'opera lib. X. cap. iiI. §. 18.
  3. Pinaroli Tratt. delle cose più memorabili di Roma tanto antiche, che moderne, tom. I. pag. 106., Le Spectateur, ou le Socrate moderne &c., vol. I. disc. XXXXVI. p. 134. [Il Montfaucon nel suo Diario c. 20. in fine, pag. 301. ha riportato, e mostrato di approvare l’opinione di chi vi trova una civetta. Ficoroni lo confuta nelle sue osservazioni sul detto Diario, pag. 56., adducendo