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che egli ha principalmente eseguito nella prima parte. Nella seconda poi descrive la Storia dell’arte presa nel più stretto senso, cioè dando il ragguaglio della diversa fortuna che questa ebbe presso i Greci e presso i Romani. In tutta l’Opera ha egli sempre avuta di mira l’essenza dell’arte, anzichè la storia particolare degli artisti, che in molti altri scrittori può leggersi. Vi sono però accuratamente indicati quegli antichi monumenti che servono come di fondamento alla Storia.

Deve questa esporre l’origine dell’arte, i progressi, le rivoluzioni e la decadenza, e mostrarne gli stili diversi de’ varj popoli e tempi, e de’ più ragguardevoli artisti, ragionando, quanto è possibile, su i monumenti dell’arte che ci rimangono. Con tali viste Winkelmann ha scritta la sua Storia.

„Sono già state pubblicate altre opere, dic’egli, col titolo di Storia dell’arte, le quali però non hanno di comune con questa altro che il nome. Quegli Autori, non conoscendo abbastanza le arti del disegno, scriver solo poterono ciò che aveano letto, o che avean’inteso dire: quindi è che non parlano punto dell’essenza dell’arte, poichè o trattano per lo più dell’antiquaria, e non ci danno che erudizione; o se trattano veramente dell’arte, ne parlano in termini generali, o su falsi principj ne ragionano. Tali sono la Storia dell’arte di Monnier, il Trattato di Turnbull sulla pittura antica, e la Storia dell’antica pittura di Durand, la quale altro non è che la traduzione e ’l commento degli ultimi libri di Plinio. Crederò a Cicerone1 che Arato senz’essere astronomo abbia potuto scrivere un bel poema d’astronomia, ma egli con tutta la sua eloquenza non giugnerà mai


a per-
  1. De Orat. lib. I. cap. XVI.